Ravello è un posto bellissimo, magico. In questi giorni è una sorta di succursale di Hollywood grazie al biopic di Netflix su Gore Vidal che abitò decenni fa nella Villa La Rondinaia. Ma come si toccano i fili delle attività culturali le acque si agitano. La Fondazione Ravello, che organizza il Festival musicale, ha avuto momenti tormentati negli ultimi anni, nonostante cartelloni di altissimo profilo. E oggi nuovamente acque agitate per la candidatura di Ravello a Capitale italiana della cultura 2020 come capofila di un raggruppamento dei comuni della Costa d’Amalfi. Come riporta il sito locale www.ilvescovado.it polemiche e accuse incrociate stanno scuotendo alla base gli organismi incaricati della presentazione della candidatura, al punto tale che tre consiglieri della Fondazione – Giuseppino Liuccio, Gianpaolo Schiavo e Lelio della Pietra – in un documento pubblicato in questi giorni adombrano perfino la possibilità di un interessamento da parte dell’Autorità Anticorruzione (Anac) guidata da Raffaele Cantone, magistrato che conosce bene l’ambiente napoletano. Oggetto delle polemiche: procedure e decisioni burocratiche che hanno lasciato adito a dubbi e perplessità. La candidatura di Ravello come capofila della Costa d’Amalfi è una idea bellissima, sarebbe opportuno venisse realizzata nella massima tranquillità e trasparenza. Per la storia di questi luoghi la Costa d’Amalfi dovrebbe ben essere un laboratorio di management della cultura e del turismo esemplare nel mondo intero.
