La pizza napoletana sbarca all’Università Federico II, appello alla Michelin

Lo scorso anno il riconoscimento dell’Unesco come patrimonio dell’Umanità. Quest’anno un maxi-convegno a Napoli sotto l’egida dell’Università Federico II che si appresta a inserire l’arte della pizza tra le discipline meritevoli di insegnamento. E sì perchè la pizza (e la pizzeria) hanno nel frattempo guadagnato un posto importante nell’ambito delle tecnologie alimentari e dello sviluppo di attività economiche nll’ambito dello sviluppo locale. Basti pensare alla diffusione della pizza gourmet che ha fatto uscire il classico prodotto dall’ambito delle commodity. La notorietà di alcuni pizzaioli di eccellenza – cito tra tutti Franco Pepe a titolo esemplificativo – costituisce oggi un grande valore di business tant’è che tutte le manifestazioni a premio oggi ell’ambito dell’enogastronomia iniziano a contemplare una sezione di riconoscimenti dedicati all’arte della pizza. Quella napoletana ha poi le sue specificità. Ma pensate all’impatto di Pepe, ad esempio, sull’area di Caiazzo, nel Casertano, e al boom gastroturistico che il pizzaiolo ha alimentato. Boom paragonabile a quello di Niko Romito nelle lontane terre d’Abruzzo. E così anche l’Università giocherà le sue carte. Se ne accorgerà la prestigiosa Michelin? In effetti qualche riflessione è d’obbligo visto che in altri Paesi, anche lontani come il Sud-est asiatico, la Michelin ha premiato lo street food. Perchè chicken rice sì e la pizza napoletana no?