L’Europa ci prende ad esempio. Si tratta delle politiche di risparmio con l’utilizzo di software liberi ed aperti come testimonia l’ultimo Open Source Observatory Annual Report (www.joinup.ec.uropa.eu). Nel caso specifico si citano i progetti avviati nell’ambito del Ministero Difesa che dovrebbero portare a risparmi sui costi tra i 26 e i 29 milioni l’anno. Progetti che sono all’attenzione anche di Italia Digitale e che stanno piano piano coinvolgendo anche diverse amministrazioni anche se, ricordano alla Ue, il percorso potrebbe avere applicazioni su larga scala consentendo quindi riasparmi notevoli se si sommano i benefici per l’intera Pubblica amministrazione. Potrebbero essere reperite risorse importanti per lo sviluppo locale, ad esempio, per la promozione dell’attrattività dei territori. Il punto chiave in questo caso è l’utilizzo di software aperti in chiave di risparmio.
Ma cosa stanno facendo alla Difesa? Come ricorda Camillo Sileo, generale dell’Esercito e coordinatore dei gruppi di progetto – “le due iniziative chiave riguardano la realizzazione e condivisione in ambito pubblica amministrazione della Carta Multiservizi della Difesa (Cmd) e il passaggio da un software di produttività individuale commerciale MSOffice (quindi soggetto a costi di licenza) a un software di produttività individuale open source LibreOffice (non soggetto a costi di licenza). Per entrambi i progetti lo Stato maggiore della Difesa ha costituito dei gruppi di lavoro interforze (con rappresentanti Smd, del Segretariato generale della Difesa e di Esercito, Marina e Aeronautica) a guida del VI Reparto Sistemi C4I e Trasformazione”.
Più in dettaglio la Cmd è una Smart card sicura che svolge varie funzioni. È un documento di riconoscimento valido per l’espatrio, consente di effettuare la rivelazione elettronica delle presenze, consente di accedere, in modo sicuro alla rete interna della difesa, consente di firmare digitalmente, consente di effettuare servizi di crittografia dei documenti e delle mail, è una carta nazionale dei servizi e come tale consente di accedere a tutti i servizi esposti dalla pubblica amministrazione. Infine è dotata della tecnologia Radio Frequency IDentification (Rfid) per l’interazione con apparati per la trasmissione dati a radiofrequenza (apertura dei tornelli per esempio), come sintetizza Sileo. Per quanto riguarda il risparmio in ambito Pa la Difesa ha siglato accordi per la produzione della CMD a favore del personale dell’Agenzia per l’Italia Digitale ( AgID), del Ministero degli Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI), del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MIPAAF) e per l’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo (AICS). Se tale strumento fosse adottato da tutta la Pubblica amministrazione i risparmi sarebbero notevoli. Infatti basti pensare alle possibilità offerte e ai costi in meno per la firma digitale che oggi viene effettuata nella Pa, ovvero ad uno strumento che renda meno semplice l’accesso alle informazioni delle reti interne dei dicasteri ovvero criptare alcune mail sensibili. Altro progetto importante è LibreDifesa che consentirà il passaggio graduale nel tempo (entro il 2020) dal software di produttività individuale MSOffice commerciale e quindi soggetto a costi per la licenza al software open source LibreOffice non soggetto a costi di licenza con notevole risparmio (stimabile tra i 26 e i 29 milioni). Al riguardo c’è stato un accordo con LibreItalia, guidata da Sonia Montegiove (nella foto in basso con Camillo Sileo), e i programmi interessano 150mila addetti della Difesa.
Di seguito le note dell’Oper source Observatory Annual report della Commissione Ue relative all’Italia.
In Italy, using free and open source software is a question of ethics, agree those who advocate the use of this type of software public administrations. Faced with neither carrot nor stick, government organisations must choose for themselves whether or not to follow the country’s Codice Amministrazione Digitale.
Article 68 of the Codice Amministrazione Digitale, published in 2013, makes it mandatory for Italy’s public administrations the use of free and open source software. The first part of the article reads:
1. Le pubbliche amministrazioni acquisiscono programmi informatici o parti di essi nel rispetto dei principi di economicità e di efficienza, tutela degli investimenti, riuso e neutralità tecnologica, a seguito di una valutazione comparativa di tipo tecnico ed economico tra le seguenti soluzioni disponibili sul mercato:
a) software sviluppato per conto della pubblica amministrazione; b) riutilizzo di software o parti di esso sviluppati per conto della pubblica amministrazione; c) software libero o a codice sorgente aperto; d) software fruibile in modalità cloud computing; e) software di tipo proprietario mediante ricorso a licenza d’uso; f) software combinazione delle precedenti soluzioni.
The best-known open source implementations in Italy all refer to Article 68 in their motivation. For example, Article is mentioned regularly in presentations by General Camillo Sileo of the Italian Ministry of Defence. The ministry expects to save EUR 26 – 29 million over the coming years by switching to the LibreOffice suite of office productivity tools. Other public administrations referring to Article 68 include the Umbria region, the Emilia-Romagna region and the province of Trentino, all of which have successfully switched to free and open source.
However, advocates agree the law is mostly ignored. “There is so much confusion in Italian software procurement, that laws alone can do very little”, comments Carlo Piano. Notably the law’s standard-bearer, the Agenzia per l’Italia Digitale (the Agency for the Digitalisation of the Public Sector) is ignoring article 68, says Italo Vignoli, spokesperson for the Open Source Initiative, and one of the main promotors of LibreOffice, in Italy and beyond. Article 68 has been crippled, says Sonia Montegiove, who works for the government of the Province of Perugia, and is one of the country’s most-prominent free software proponents. “It is one of the most-disregarded articles of the Codice Amministrazione Digitale. It lacks checks and sanctions, and without encouragement from the central government, public administrations can ignore it.”