Approccio integrato al patrimonio culturale per nuovi Piani di Gestione dei siti UNESCO e partecipazione dei cittadini alla Cultura, sono questi i due assi sui quali si è concentrata l’analisi dell’ultima edizione di Ravello LAB – Colloqui internazionali, il forum europeo su cultura e sviluppo promosso da Federculture e dal Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, dedicata a “Cultura e Sviluppo: Progetti e strumenti per la Crescita dei Territori”, dalla quale sono scaturite le “Raccomandazioni” presentate oggi al MiBACT. Come ogni anno, infatti, il lavoro di analisi dei partecipanti a Ravello Lab è confluito nel documento di proposta rivolto a Governo e Parlamento e alle Istituzioni europee illustrato da Alfonso Andria, Presidente del Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali e Comitato Ravello Lab e Claudio Bocci, Direttore Federculture e Consigliere delegato Comitato Ravello Lab, alla presenza di Silvia Costa, membro e già presidente della Commissione Cultura del Parlamento Europeo, del Presidente di Confindustria Vincenzo Boccia e del Ministro Dario Franceschini. Sono state molte le riflessioni e le sollecitazioni rilanciate nel dibattito a partire dal contributo prodotto in questi anni da Ravello Lab, di cui è stata sottolineato l’importante ruolo di stimolo in sede nazionale ed europea nell’innovazione delle politiche culturali. «La presentazione al Ministro della Cultura Dario Franceschini delle “Raccomandazioni” di Ravello Lab – ha dichiarato Alfonso Andria – premia lo sforzo di elaborazione dell’intera community impegnata, sin dal 2006, a declinare in proposte e strumenti utili al Paese il rapporto che lega Cultura e Sviluppo. Nell’edizione 2016 l’attenzione si è particolarmente concentrata sui temi della gestione integrata del patrimonio culturale, quale nuova opportunità di collaborazione fra i diversi soggetti istituzionali e tra questi e gli attori privati. Del resto, il recente G7 della Cultura ha evidenziato l’importanza che il Settore riveste anche sotto il profilo economico, contribuendo in modo determinante al pil e all’occupazione nel territorio dell’Unione Europea (3 mln di imprese, 12 milioni di persone impiegate nelle imprese culturali e creative, cioè il 7,5% della forza lavoro dei Paesi Membri). In questo scenario assumono speciale significato la partecipazione ai lavori di quest’oggi del presidente Vincenzo Boccia e l’ingresso di Confindustria, quale partner del Centro che presiedo e di Federculture, già dalla prossima edizione di Ravello LAB (19-21 ottobre): è un segnale eloquente della volontà di rinsaldare il rapporto positivo tra Impresa e Cultura. L’impegno comune contribuirà alla valorizzazione del nostro patrimonio e alla crescita dei territori in termini di inclusione, di sviluppo sociale e di ricaduta economica.» E numerose sono le proposte emerse, su questi temi, tra cui spicca quella sottolineata da Claudio Bocci di «impegnare una parte delle risorse del PON Governance – che destina oltre 827 milioni di euro ad interventi di rafforzamento della capacità amministrativa e istituzionale, di modernizzazione della PA e di miglioramento della governance multilivello nei programmi di investimento pubblico – all’accrescimento della capacità di intervento dei diversi soggetti istituzionali (Soprintendenze e altre Amministrazioni pubbliche) interessate al potenziamento dei Piani di Gestione UNESCO in chiave di sviluppo culturale e turistico». Sul fronte dello sviluppo della partecipazione dei cittadini alla fruizione del patrimonio culturale, – tema particolarmente sensibile nel nostro paese dove il tasso di “astensione culturale” è al 18,6%, ma in alcuni ambiti come la fruizione museale o teatrale oscilla tra il 70 e l’80% -, le sollecitazioni di Ravello Lab insistono sulla necessità di promuovere il diritto dei cittadini a partecipare allo sviluppo ed alla creazione di comuni esperienze culturali, incoraggiate dalla Convenzione di Faro. «La cultura ci salverà – ha sottolineato Vincenzo Boccia – ma dobbiamo costruire un percorso insieme con senso di responsabilità e giorno per giorno. Il ruolo dell’industria culturale nel Paese è fondamentale per promuovere l’idea di una società inclusiva. Gli imprenditori devono uscire dalle loro fabbriche per contribuire e sentirsi parte di una comunità. Per questo serve un cambio di passo nelle politiche di promozione culturale, serve intensificare la collaborazione pubblico- privato e i momenti di contaminazione.» Anche il ministro Franceschini a conclusione dei lavori ha sottolineato il legame tra cultura e crescita: «In tre anni il tema delle politiche culturali e l’opportunità degli investimenti in cultura hanno acquistato una centralità che un tempo non avevano, grazie a una crescente consapevolezza maturata in ampie fasce della realtà italiana, superando la cerchia degli addetti ai lavori. La cultura è crescita, lavoro e al contempo potente strumento di coesione attraverso la conoscenza di sé e degli altri e oggi, grazie all’opera compiuta in questo triennio, tutto questo è parte dell’agenda italiana per il futuro, come dimostra l’invito ricevuto lo scorso anno a rappresentare il Governo in qualità di Ministro dei beni culturali all’assemblea di Confindustria».
Ravello LAB – Colloqui Internazionali, iniziativa promossa da Federculture, Centro Universitario Europeo per i Beni Culturali, è il primo forum europeo sulla cultura intesa come identità e risorsa per lo sviluppo socio-economico dei territori.
L’idea di un appuntamento internazionale nel quale affrontare in modo operativo i principali temi dell’agenda culturale europea, nata alla fine del 2005, nasceva dall’urgenza di individuare politiche e processi concreti in grado di collegare la cultura all’innovazione sociale e allo sviluppo economico dei territori e dalla necessità di passare dai proclami alla sperimentazione di modelli in grado di integrare, soprattutto in un paese come il nostro caratterizzato da un patrimonio diffuso, tutela, valorizzazione e gestione del patrimonio culturale.
L’obiettivo è quello di stimolare una nuova consapevolezza sul ruolo che la conoscenza, la cultura, la progettualità e il territorio possono avere per il rilancio dei sistemi locali.
Il metodo Ravello Lab ha implementato dalla prima edizione un sistema innovativo nell’approccio alla valorizzazione del patrimonio culturale e del territorio, facendo incontrare gruppi di esperti, leader, studiosi e amministratori, nazionali e internazionali, e stimolandoli a confrontarsi ed apprendere l’uno dall’altro in tavoli di lavoro a numero chiuso su grandi temi condotti da moderatori/animatori di alto profilo.
Il lavoro di analisi di quest’amplissima community della cultura confluisce ogni anno nelle “Raccomandazioni” di Ravello Lab, i documenti di proposta rivolti al parlamento e al governo nei quali si rintracciano molte indicazioni divenute oggi politiche e leggi operative.
RACCOMANDAZIONI RAVELLO LAB 2016
- Premessa:Considerata la centralità che nella riflessione di Ravello Lab da sempre assumono la cultura e le opportunità che essa offre – e può offrire – quale valore aggiunto per lo sviluppo economico e il benessere dei cittadini, nell’edizione 2016 è apparso assai utile un ulteriore e specifico approfondimento del tema “Cultura e Sviluppo: Progetti e strumenti per la Crescita dei Territori”. In vista del 2018, Anno Europeo del Patrimonio Culturale, infatti, la riflessione e l’elaborazione, prodotte da Ravello Lab nelle undici trascorse edizioni e in particolare nell’ultima, consentono di offrire un significativo contributo. A questo fine, e si è ritenuto necessario mettere in rete le esperienze di maggior rilievo che in questi anni hanno concretizzato il rapporto tra Cultura e Sviluppo e all’edizione 2017 di Ravello Lab sarà affidato il compito di proseguire nel solco tracciato.
- A partire dalla recente Comunicazione della Commissione Europea ‘Verso un approccio integrato al patrimonio culturale europeo’, il tema della progettazione integrata è stato uno degli assi centrali delle riflessioni di Ravello Lab, nella convinzione che solo superando frammentazioni e autorefenzialità sia possibile, sui territori, innescare quel processo che, da un lato, affermi la necessaria visione dello sviluppo locale, e dall’altro, promuova un percorso di innovazione gestionale in grado di generare sviluppo, nella sua duplice declinazione di coesione sociale e di crescita economica.
- Temi:
- Attraverso un’attenta analisi delle molteplici azioni virtuose già in essere, e di quelle ancora potenziali, volte ad esaltare il valore sociale e a favorire l’irradiazione culturale del patrimonio culturale come fattore di sviluppo economico e di integrazione sociale, si è deciso di approfondire tali tematiche con l’intento di:
- contribuire a ridefinire nuove vie di un percorso comune di crescita;
- attivare nuovi modelli di concertazione tra istituzioni pubbliche, ai diversi livelli istituzionali e di rapporto tra pubblico e privato;
- determinare nuove condizioni e possibilità di crescita del valore culturale nell’interesse delle comunità locali.
Due i principali ambiti di discussione: uno rivolto ad un approccio integrato al patrimonio culturale per i Piani di Gestione dei Siti UNESCO, delle corrispondenti buffer zone e dei più vasti ambiti di riferimento, quale nuovo impulso per i territori capace di attivare sviluppo con ricadute economiche ed anche, e soprattutto, attraverso un rinnovato protagonismo della comunità locale; l’altro volto a promuovere nuove policies culturali di audience development, che mettano in atto nuove strategie di sviluppo dei pubblici, incentrate sul coinvolgimento e sulla partecipazione attiva.
- Obiettivi:
- Creare una nuova Grammatica Progettuale per lo sviluppo di una Pianificazione Strategica in campo culturale;
- Costruire nuovi modelli di governance partecipata della cultura;
- Attraverso un’adeguata azione di sostegno, guardare ad un maggior sviluppo delle industrie creative;
- Incentivare l’approccio integrato e partecipato al patrimonio culturale, in linea con le più recenti linee strategiche europee;
- Favorire il processo di crescita sociale ed economica a base culturale e dal respiro europeo, attraverso una dimensione organica di progettazione e governance partecipata di territori e patrimonio quali beni comuni.
- Lavorare sulle potenzialità ancora inespresse del settore culturale, anche in chiave di promozione turistica, soprattutto nei territori riconosciuti dall’ UNESCO, tra sfide, criticità e opportunità.
- Favorire l’ingaggio di nuovi pubblici all’esperienza culturale (giovani, anziani, disabili).
- Panel 1: Laboratorio Unesco: Pianificazione Strategica e Modelli di GestioneProblematiche multilivello, sia operative, che di gestione e di programmazione, caratterizzate da una frammentarietà di difficile omogeneizzazione, che rendono quanto mai urgente e necessario reinterpretare correttamente l’interconnessione e l’identificazione di obiettivi e priorità comunemente riconosciute per:
- Dalla Convenzione sul Patrimonio culturale e naturale dell’UNESCO, alla Convenzione di Faro del Consiglio d’Europa sulla partecipazione dei cittadini alla cultura, al riconoscimento dell’importanza della memoria identitaria e culturale che da essa traspare, anche attraverso l’elevato numero di riconoscimenti UNESCO attribuiti all’Italia, il primo panel – attivato su proposta del MiBACT anche quale seminario preparatorio della VII Conferenza nazionale dei siti UNESCO – si è soffermato sulle esperienze concrete sviluppate nei territori italiani e in alcuni esteri. Sono state prese in esame alcune good practices già in essere come: a) le esperienze di gestione integrata tra siti diversi, anche a scala transregionale e transnazionale della Regione Lombardia, b) il confronto tra i diversi riconoscimenti UNESCO diffusi sul territorio della Regione Piemonte, c) la “ricucitura” delle emergenze patrimoniali della Regione Campania con il relativo ambito culturale territoriale. L’approfondita analisi ha fatto emergere alcune criticità presenti nelle normative e le difficoltà operative che ne derivano in fase attuativa.
- realizzare processi di comunicazione e valorizzazione più efficaci, e non solo per i luoghi insigniti dal riconoscimento UNESCO, ma anche per quelli ad essi limitrofi;
- circoscrivere visioni e approcci differenti, identificando un grado di responsabilità attivamente e chiaramente definita, secondo processi di gestione integrata tra i diversi livelli istituzionali;
- fornire un corretto e capillare supporto amministrativo auspicando la costituzione di un Ufficio UNESCO, o in ragione delle caratteristiche del sito di un referente, in ogni Comune e Regione dove insistono Siti, così da assicurare efficace coordinamento indirizzo e monitoraggio relativi all’attuazione dei Piani di Gestione e costituire un qualificato tessuto di sviluppo nazionale omogeneo, sia nei Siti stessi (core zone) sia nel Territorio di riferimento (buffer zone);
- rafforzare il trend verso il superamento della settorialità messo in atto da molti enti pubblici – a partire da Stato e Regioni – a favore di una sempre maggiore co-partecipazione per la determinazione di una nuova qualità progettuale come leva di sviluppo del territorio e delle sue comunità;
- raccordare la gestione e tutti gli indirizzi normativi, nazionali ed europei, con gli strumenti di pianificazione urbanistica e di governo del territorio, oltre che con gli strumenti della contrattualistica pubblica;
- condividere, anche attraverso protocolli operativi, competenze, esperienze, risorse per sviluppare concrete norme tecniche e linee guida valide per tutti (pubblico e privato), come quelle sulla conservazione (art. 29.5 del Codice Beni culturali e Paesaggio), sugli standard di valorizzazione (cfr. ivi art. 114) e sui contratti di servizio (art. 115);
- sistematizzare le nuove tendenze e le conoscenze acquisite in tema di gestione dei Siti italiani al fine di promuovere simultaneamente la conservazione programmata e la consapevole fruizione pubblica, anche in chiave di sviluppo turistico, secondo nuovi modelli di sviluppo sostenibile;
- impegnare parte delle risorse del PON Governance, destinato alle pubbliche amministrazioni, all’implementazione dei Piani di Gestione dei siti UNESCO, sperimentando all’occorrenza modelli organizzativi d’impresa culturale;
- rafforzare il profilo di autonomia dei siti UNESCO sul modello di quanto accaduto per i grandi musei statali, incrementandone la capacità di operare come ‘aziende pubbliche di area’, sotto la guida responsabile di manager culturali e nell’ambito di meccanismi di finanziamento che ne premino il profilo di risultato economico e sociale;
- Promuovere attraverso il confronto con le esperienze e il supporto alla sperimentazione di nuovi modelli la capacità dei Siti UNESCO di individuare un proprio specifico modello di governance e di gestione, con capacità decisionali e operative. Promuovere all’interno dei diversi modelli gestionali la figura del Site Manager, dotato di adeguate competenze tecniche e gestionali e, coerentemente con il modello gestionale proposto, di un adeguato grado di autonomia;
- costituire un Osservatorio Nazionale dei Siti Unesco, al fine di coordinare queste ed altre azioni a venire.
- Panel 2: Audience Development e Tecnologie Digitali per la Valorizzazione delle Risorse CulturaliDal riconoscimento in Europa del valore del patrimonio culturale come bene comune e risorsa per il futuro della collettività, alla necessità di agevolare e favorire un engagement quale dimensione di prassi, in cui tutti i componenti sociali siano chiamati a ravvisare negli oggetti appartenenti al nostro patrimonio elementi utili a far rivivere l’eredità culturale delle comunità; dal diritto a partecipare al co-sviluppo ed alla co-creazione comune delle esperienze culturali, sempre più volte ad un dialogo tra discipline differenti ma interdipendenti, all’elaborazione di una nuova narrativa, anche utilizzando tecnologie digitali, di un nuovo registro di dialogo e di racconto della memoria e dell’identità, tra rigenerazione, fruizione e interazione; fino alla necessità di una profonda revisione dell’attuale connotazione del concetto stesso di valorizzazione del patrimonio, oggi più che mai legata alla ri-definizione dei ‘servizi accessori’ quali nuovi ‘servizi al fruitore’ non più opzionali. Questi i temi attraverso cui il Panel 2 ha mirato all’individuazione delle criticità per la formulazione di nuove logiche e metodologie di pianificazione dell’offerta culturale, sia organizzativa che nella progettazione delle dinamiche dell’esperienza culturale, attraverso:
- fornire linee-guida per l’audience development dando nuovi modelli di accessibilità e di gestione dei flussi di visita, determinando nuovi e idonei spazi di applicazione formativa nelle diverse condizioni d’esercizio attraverso una visione collettiva della gestione del patrimonio;
- formulare un engagement inteso quale processo strategico comune all’intero sistema culturale, operante in sinergia tra promozione e sviluppo, e non più solo una somma algebrica di elementi e servizi passivi;
- definire una chiara e concreta linea gestionale per ciò che concerne competenze, professionalità e risorse strumentali minime necessarie, anche tecnologiche, utili a trasformare la valorizzazione del patrimonio culturale in sviluppo sociale e di crescita territoriale;
- identificare ed allineare obiettivi, standard ed indicatori di risultato e di valutazione condivisi per formulare strategie di gestione comuni e flessibili;
- rivedere in chiave strategica l’insieme delle attività rivolte alla ‘pubblica fruizione’, quali i ‘servizi accessori ed aggiuntivi’, passando a ‘servizi al fruitore’, eliminandone così la connotazione accessoria ed ancillare;
- normare e definire il tema della rilevanza sociale della cultura quale componente essenziale del welfare ed indicatore di benessere sociale;
- rivedere le condizioni generali per poter identificare musei, biblioteche e tutti i luoghi in cui si produce cultura, quali servizi essenziali garantiti a tutti i cittadini;
- determinare un nuovo paradigma progettuale di programmazione, ingaggio e partecipazione per l’ampliamento della platea di riferimento attraverso l’individuazione ed il superamento delle diverse tipologie di barriere all’accessibilità;
- rivedere luoghi ed esperienze di produzione culturale quali veicoli di erogazione di servizi sociali per un nuovo modello educativo a base partecipativa;
- riformulare un ‘lessico condiviso’, maggiormente comprensibile tanto al pubblico quanto alle istituzioni referenti, per incentivare i processi di facilitazione sociale, di comunicazione e mediazione per la lotta alla povertà educativa;
- individuare protocolli operativi in grado di accogliere stabilmente nelle politiche d’offerta culturale obiettivi di audience development ed audience engagement.