Interessante iniziativa di Aidepi, l’associazione di Confindustria che raggruppa le imprese del dolce e della pasta. Tempo di Carnevale, tempo di lasagna. E così scopriamo che è possibile un viaggio in Italia con la guida ideale di uno dei nostri piatti tipici più antichi, conosciuti e realizzati nel mondo, emblema al tempo stesso della gastrodiversità tipica della Penisola. Di seguito la nota Aidepi.
Mercoledì 7 febbraio 2018 — Secondo una ricerca Doxa-Aidepi, quella al forno è la ricetta a base di pasta preferita dagli italiani under35, più della Carbonara e degli spaghetti al pomodoro. In occasione del Carnevale (che nelle Lasagne ha uno dei piatti tradizionali), Aidepi celebra la pasta più golosa, simbolo del pranzo della domenica, con una guida per riscoprire tutte le sue declinazioni da Nord a Sud dello stivale. E sul web spopolano interpretazioni light, e gourmet di questo piatto a cui nessuno vuole rinunciare. E la lasagna è ormai di casa anche nello spazio…
PASTA AL FORNO, REGINA DEGLI AVANZI. ECCO COME RIDURRE LO SPRECO ALIMENTARE
Timballi e pasticci di pasta nascono tutti come piatti di recupero. E la pasta al forno è la soluzione perfetta per ridurre i 145 kg di cibo che ogni italiano spreca in un anno. La pasta è la base per una teglia “svuotafrigo”, condito per esempio con scarti, avanzi e alimenti prossimi alla scadenza, come per esempio formaggi, latticini, salumi e verdure già cotte. E anche la pasta del giorno prima può trasformarsi in un goloso sformato. E gli italiani lo sanno bene, visto che oggi la pasta rappresenta appena il 3,5% in valore sul totale dello spreco domestico. Inoltre, l’impronta ecologica di una porzione di pasta da 80 grammi è minima (1m2 globale) e, che sia in cartone o in film plastico, il suo packaging permette un recupero al 100% dei materiali d’imballaggio.
DA ORAZIO AI LASAGNARI: TUTTO EBBE INIZIO CON LA LAGANA
Le lasagne sono la versione più antica e popolare di un vasto mondo, che comprende cannelloni, vincisgrassi, timpani e timballi, da cui sono derivati anche i ravioli e le altre paste ripiene, che nella sfoglia sottile della lasagna hanno la loro matrice. Il loro antenato erano le lagane, che si mangiavano nell’Antica Roma: strisce o losanghe di pasta stese a mano e fatte con farina di grano tenero (al nord), o semola di grano duro (a sud), che non venivano bollite ma fritte o cotte al forno. Ne parla Apicio nel De Re Coquinaria, ne era goloso Orazio, che le condiva con porri e ceci. Nei secoli le lasagne diventano popolari, tanto che nella Firenze delle corporazioni nasce una “Arte dei cuochi e dei lasagnari” e nella Repubblica Genovese lavorava un certo “Gualtiero lasagnarus”. Allora la lasagna veniva bollita in brodo di carne o acqua, disposta a strati e condita con abbondante formaggio, mentre nelle corti spopola il gusto dolce e fondente di Zucchero e cannella, che ritroviamo ancora oggi nei timballi di pasta ottocenteschi, come il Pasticcio di maccheroni alla ferrarese, il Sartù de’golosi napoletano o quello alla siciliana immortalato ne “Il Gattopardo”.
NORD CONTRO SUD: LE LASAGNE E QUELL’ETERNA SFIDA TRA BOLOGNA E NAPOLI
La lasagna come la conosciamo oggi è nata dal connubio di varie tradizioni culinarie. Bologna al Nord e Napoli al Sud da sempre si contendono i natali e l’ortodossia della pasta a strati. Alle due latitudini corrispondono altrettante interpretazioni della ricetta, a cominciare dall’utilizzo di besciamella e ricotta: la versione bolognese prevede una sfoglia di pasta all’uovo (anche verde, con l’aggiunta di spinaci nell’impasto) e l’utilizzo del ragù alla bolognese, Parmigiano Reggiano, besciamella e burro; la lasagna napoletana (nella foto) presenta invece una sfoglia bianca, di solito non all’uovo, con ragù al pomodoro, polpette, ricotta vaccina, provola, pecorino o altri latticini. Quella di Carnevale, poi, cela un mondo al suo interno. Ricca, trasgressiva, esagerata, a Napoli è un rito popolare che da secoli sfida miseria e le gerarchie sociali, almeno per un giorno.