(ANSA) – ROMA, 13 MAR – Rubati alle chiese, anche quelle terremotate dell’Aquila da anni inagibili e chiuse, per decorare
una serie di ville della Costiera amalfitana da dare in affitto a ricchi villeggianti. E’ il paradossale destino di 37 piccoli e
grandi capolavori dell’arte, un tesoro di tele e di tavole nel quale spiccano cinque secentesche pale d’altare, ma anche uno
splendido “Cristo che prega nell’orto” attribuito a Guido Reni, che i carabinieri dei beni culturali (Tpc) hanno recuperato in
esecuzione di un decreto di perquisizione e sequestro emesso dalla Procura della Repubblica di Salerno. Un bottino accumulato
in vent’anni di furti messi a segno un po’ in tutta Italia e per il quale sono state denunciate tre persone.
L’indagine, spiegano dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, è partita a settembre 2017. L’attenzione
degli investigatori era caduta su una serie di imprenditori che risultavano proprietari di una gran quantità di opere d’arte
antiche di dubbia provenienza. Ulteriori approfondimenti, coordinati dalla procura della Repubblica di Salerno, hanno
portato all’identificazione di un gruppetto di ricettatori, ma anche di una serie di collezionisti pronti a comprare quadri e
altre antichità senza troppo indagarne la provenienza. Le successive perquisizioni e poi il lavoro di confronto con le
opere censite nella “Banca Data del beni culturali illecitamente sottratti” hanno confermato che 37 tra tele, tavole e pale
d’altare erano effettivamente state rubate. In particolare proprio le pale, risalenti al ‘600 e ‘700, risultavano trafugate
prima del dicembre 2012 da due chiese dell’aquilano martoriate dal terremoto e non ancora riaperte al pubblico: si tratta di
San Nicola a Capestrano e San Giacomo Apostolo a Scoppito. Due tavole del XVI secolo facevano invece parte di un polittico
della Chiesa di San Rocco di Formia (Lt), mentre il dipinto di Guido Reni era stato rubato nell’agosto del 2012 nell’abitazione
di una famiglia nobiliare napoletana. Tutte meraviglie, almeno quelle di proprietà pubblica, che presto, assicurano gli
investigatori, tutti potranno ammirare di nuovo. (ANSA).