Faro sull’Ossola. I vini di montagna sono sempre più richiesti e apprezzati, e costituiscono un eccezionale richiamo di turismo enologico. L’incontro con Garrone è l’occasione per focalizzare l’attenzione su un Piemonte meno conosciuto.
La storica azienda familiare Cantine Garrone – come sottolinea una nota – si trova nella parte più a nord dell’Alto Piemonte, esattamente a Oira di Crevoladossola, nella Valle Ossola, una zona di montagna creatasi dalla combinazione tra il ritiro di un grande ghiacciaio ed il lungo lavoro di escavazione compiuto dai fiumi. Qui, sui ripidi pendii esposti a sud, il microclima dettato dalle montagne e mitigato dai vicini laghi Maggiore, Orta e Mergozzo, si è da sempre rivelato ideale per la viticoltura. I vigneti sono disposti su terrazzamenti artificiali, scavati nella roccia e delimitati da muretti a secco, ma anche sui pendii meno impervi tutte le fasi della coltivazione, dalla potatura alla vendemmia, devono essere svolte manualmente.
Le vigne più vecchie, ultracentenarie (con punte che superano i 200 anni), sono a piede franco e sono inserite all’interno di vigneti che hanno età media di 60 anni. Tutte le piante ultracentenarie sono allevate a Toppia o pergola. Questo sistema tradizionale che segue l’inclinazione naturale del terreno, consente un migliore sfruttamento della scarsa superficie coltivabile, tant’è che negli anni passati, sotto la Toppia, i contadini piantavano segale, patate, fieno. I terreni sono molto eterogenei con alcune caratteristiche comuni: pH tra acido e sub acido, elevata presenza di materiale roccioso (in prevalenza micascisti e calcescisti), sabbia e poca argilla.
L’azienda coltiva principalmente Nebbiolo, o meglio Prünent, un clone antico del notissimo vitigno piemontese; seguono Croatina e Merlot per i rossi e Chardonnay per i bianchi.
Per l’accoglienza, oltre alle visite in cantina, la famiglia gestisce, come bed and breakfast, un’antica Casa Forte in pietra ossolana risalente al 1598 dove si trova anche la cantina di affinamento. Cantine Garrone, in collaborazione con l’Università di Torino, ha partecipato al progetto di recupero del materiale genetico del Prünent selezionando tre cloni di Nebbiolo Ossolano oggi riprodotti in vivaio.
La produzione è concentrata su alcune specialità e così l’assaggio ha riguardato Munaloss 2020, Valli Ossolane Doc Nebbiolo Superiore Prunent 2019, Valli Ossolane Doc Nebbiolo Superiore Prunent diecibrente 2019, Valli Ossolane Doc Rosso Tarlap 2020 e Magnum Valli Ossolane Doc Rosso Cà d’Maté 2017.
Vini rossi eleganti e molto franchi, di beva non complessa ma ricchi di aromi e sfumature. Il tono alcolico non è eccessivo, mentre si affermano note speziate. L’invecchiamento in grandi botti non è eccessivo ma la personalità del vino è tale che la vita in bottiglia è consigliata anche per diversi anni. Insomma motivi interessanti per una riscoperta della Val d’Ossola, area cerniera tra Italia e Svizzera.