Top wine, dalla Casaccia dei giovani Franceschi spinta al rinnovamento di Brunello e Igt Toscana

Per il Brunello di Montalcino la famiglia Franceschi ha svolto nei decenni un ruolo da protagonista in assoluto. Ora si affaccia una nuova generazione, con Flavia e Federico alla guida della Casaccia dei Franceschi, appunto, con  la guida di papà Leopoldo. Per il debutto ufficiale è stato scelto il Park Hyatt adiacente alla Galleria di Milano. Sono stati presentati i primi vini, due Rosso Toscana Igt San Leopoldo (Merlot e Cabernet – Merlot) 2019 e un Brunello Montalcino Riserva 2016 Docg. La produzione complessiva è stimata intorno alle 20mila bottiglie. Da subito si nota un profilo schietto, assai elegante, con ambizione da fine wine nel tempo, nell’ambito di una strategia produttiva di alta qualità  fin dalle vigne per i vari prodotti.

Come si legge in una nota, il progetto Casaccia è partito nel 2015 quando Leopoldo Franceschi – notissimo e storico produttore di Montalcino come detto – ha deciso di aprire una propria azienda vinicola, facendo tesoro dell’antica tradizione familiare di viticoltora da fine Ottocento. Il progetto è iniziato con l’acquisto e la rimessa a coltura di alcuni terreni collocati sopra Sant’Angelo in Colle, nel cuore delle campagne di Montalcino. Le vigne del Podere la Casaccia hanno una posizione che beneficia del particolare microclima e del terreno fossile, calcareo marnoso a medio impasto ricco di galestro e carbonato di calcio. Il terroir consente al vino di acquisire caratteristiche particolari.

Alla coltivazione di Sangiovese e Merlot a Montalcino, si sono aggiunti il Merlot, il Cabernet Sauvignon, il Cabernet Franc e il Carmenère a Grosseto, nel comune di Cinigiano, zona le Spinaie. La Casaccia di Franceschi può beneficiare anche di colture diversificate tra cui uliveti e tartufaie, che fanno da sfondo ai protagonisti principali, i vigneti. Negli anni la superficie vitata verrà ampliata grazie alle possibilità concesse dalla normativa sui cambi di destinazione delle colture e dei boschi. Il nuovo progetto targato Franceschi comprende quindi, oltre allo sviluppo delle vigne, anche una cantina all’insegna della sostenibilità ed un agriturismo.

L’azienda ha oggi una quindicina di ettari in totale. Oltre a Sant’Angelo in Colle, nell’area del Brunello di Montalcino,  a Cinigiano si trovano gli altri 13,5 ettari di terreni, tra la Valle dell’Ombrone, il tratto terminale della Val d’Orcia e le pendici occidentali del cono vulcanico del Monte Amiata.

In sinergia con la conduzione biologica dei vigneti, si impiegano le tecniche più moderne per la vinificazione (cappello sommerso e vasche di fermentazione in acciaio inox) unite al tradizionale invecchiamento in rovere.

“Per noi l’obiettivo è produrre vini di qualità per arrivare ad un alto livello di eccellenza. Metteremo in commercio solo prodotti di cui saremo pienamente soddisfatti dal punto di vista qualitativo. In caso non fossimo contenti di un’annata, questa non verrà fatta uscire sul mercato” afferma Flavia Franceschi.

Qualche nota tecnica.

Brunello di Montalcino Riserva

Vigneto: Esposizione dei filari est-ovest, sesto di impianto è di cm 250×80 con 5.000 viti per ettaro. Vigneto impiantato nel 2007. Sistema di allevamento doppio capovolto (Guyot modificato),

Suolo: I terreni sono formati da sedimenti marini pliocenici con percentuale di sabbia, sabbie e argille, tipologie spesso mescolate tra loro.

Esposizione: Vigneti situati nella zona sud del comune di Montalcino ad un’altitudine di 370 metri sul livello del mare. E’ una zona fresca e ventilata, che aiuta ad avere uve sane, con utilizzo minimo di prodotti antiparassitari e senza l’uso di prodotti antibotritici. Piovosità sufficiente, soprattutto nel periodo luglio/agosto, il che consente di portare le uve a maturazione senza stress idrici.

Vinificazione:  La fermentazione avviene spontaneamente, senza aggiunta di lieviti selezionati, a temperatura controllata per 20 giorni in vasche di acciaio inox da 50 e 70 ettolitri. Segue fermentazione malolattica sempre in inox e sempre a temperatura controllata. L’affinamento avviene in botti di rovere di Allier da 33 ettolitri per almeno 36 mesi. Poi affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi.

San Leopoldo Cabernet-Merlot

Vigneto:  Impiantati nel 2008 e successivamente sovrinnestati a Cabernet Sauvignon. Il sesto di impianto è di cm270x100 con 3.700 viti ad ettaro. Sistema di allevamento doppio capovolto.

Suolo.  Geologicamente i terreni appartengono al Cretacico caratterizzata da argilliti e calcari fini e marnosi, spesso intercalati tra loro. Questi, spesso definiti galestri, hanno una buona tessitura, con scheletro, che permette un buon drenaggio ed ottimo sviluppo dell’apparato radicale. Insieme ad altri terreni più argillo-sabbiosi che come scheletro hanno ciottoli.

Esposizione:  Con un’esposizione nord-sud a causa pendenza dei terreni, il vigneto è situato sulle pendici del Monte Amiata, affacciandosi sulla Maremma, con un’escursione termica notte/giorno importante e una ventilazione che mantiene sani i grappoli ed una piovosità media, che aiuta a portare a maturazione ottimale le uve senza incorrere in stress idrici.

Vinificazione: Vinificazione in cisterne termocondizionate da 50 e 70 ettolitri, con utilizzo del metodo cappello sommerso, a seguire fermentazione malolattica sempre in inox ed a temperature controllate. Invecchiamento in tonneaux e barriques di rovere americano e a seguire 6 mesi di affinamento in bottiglia.

San Leopoldo Merlot

Vigneto:  Impiantato nel 2013, con un sesto d’impianto di cm270x100 con 3.700 viti ad ettaro. Sistema di allevamento doppio capovolto (Guyot modificato). Altitudine 340 metri sul livello del mare.