Atahotels-Una: uno sguardo a Tamagnini e ai cinesi di Btg-Janguo

L’operazione Atahotels-Una sotto l’egida di UnipolSai è alle battute finali. Certo, si attenderà il via libera delle “competenti Autorità” come si legge nella nota illustrativa, ma dopo le intese formalizzate già si sta guardando avanti. E di fronte c’è la Cdp con il Fondo strategico italiano guidato da Maurizio Tamagnini che di recente ha investito nel gruppo alberghiero britannico Forte. Tamagnini (che ha anche accordi strategici con il Qatar nel lusso e nel turismo) è a caccia di investimenti. Le banche coinvolte nel settore, UniCredit in testa, sono interessate a una riorganizzazione assai efficiente del business turistico. UnipolSai si ritrova un patrimonio immobiliare (stimato 259 milioni) da valorizzare. Quindi un partner strategico di casa potrebbe avere un ruolo chiave. Così come i cinesi di Btg-Janguo, colosso che controlla 90 hotel in Cina e che di recente ha siglato intese con Atahotels, tant’è che sul sito internet del gruppo cinese sono contenuti rimandi ad Atahotels. Sempre cinese il colosso Fosun che, oltre al controllo di Club Med, è sbarcato a Milano con l’acquisto dell’ex sede UniCredit in pieno centro.  Ma potrebbero entrare in partita altri soggetti.  “Dall’unione tra Atahotels e Una, nascerà un leader nazionale nel settore alberghiero italiano, con più di 50 strutture (sia business che leisure), circa 8.600 camere, un fatturato aggregato di oltre 170 milioni” si legge nella nota UnipolSai.  Possibile però che la nuova realtà si focalizzi sul turismo  business.  I fondi del Medio Oriente valutano le mosse. A Milano ad esempio Atahotels è ben posizionata, e a Milano da parte di Qatar, Dubai e  Abu Dhabi si è investito parecchio ma, come amano ripetere i top manager del settore, potrebbe essere solo il primo step.