Luxury food tourism: Bocuse d’Or, l’Italia che balbetta e la lezione di Mario Soldati

Il Bocuse d’Or rappresenta il top tra le gare di cucina, soprattutto per la dimensione mondiale e la dichiarata vocazione alla promozione del territorio. La Francia, patria di Paul Bocuse, fa della cucina una bandiera nazionale. Pochi giorni fa  il presidente della Repubblica francese Macron ha ricevuto 180 top chef all’Eliseo. Tutt’altra atmosfera in Italia. Selezioni ristrette, palma d’oro al pugliese Martino Ruggieri che non a caso lavora in Francia, dal tristellato Alleno. Alla riunione di Parigi ha partecipato anche Enrico Crippa, chef tristellato del Duomo di Alba città che ha ospitato la selezione italiana poco fa. A Crippa sarà balzata la differenza di atmosfera tra Parigi e le dolci Langhe. La gastronomia ha un legame molto forte con il turismo. Fanno riflettere invece le dimensioni ristrette e quasi strapaesane. Viene da pensare all’eredità di Mario Soldati, che ha contribuito grandemente fatto conoscere  più di mezzo secolo fa a far conoscere  su scala nazionale il binomio cucina e territorio agli italiani. Forse dovremmo recuperare quello spirito e quello spessore culturale, nel proporre eventi, competizioni, ricette e soluzioni gastronomiche, nell’ambito di una strategia Paese. C’è tempo per la vera finale del Bocuse d’Or. C’è tempo per un ulteriore salto di qualità della gastronomia made in Italy in linea con gli obiettivi di un Paese che vuole consolidare e sviluppare la leadership nell’alimentare e nel turismo.