Cosa resta dopo Gout de France?

Per il secondo anno c’è stata la celebrazione della cucina alla francese a livello internazionale, con Alain Ducasse ancora una volta ministro degli Esteri del gusto in salsa transalpina. Una iniziativa che indubbiamente fa piacere e che cade peraltro in un momento di particolare fratellanza globale per la Francia – e il Belgio – colpiti dalla minaccia del terrore. Dai fornelli e dal gusto arriva una lezione globale di cultura e umanità. La Francia si è mobilitata e così oltre 1.700 chef in 5 continenti. Un momento di promozione, che rinverdisce iniziative simili di circa un secolo fa. Sul piano più strettamente gastronomico sono circolate però voci di polemiche, sottotraccia, tra i puristi e i secolaristi della cuisine. In effetti una commissione di grandi chef ha vigilato, ma c’è stata al tempo stesso una proliferazione di interpretazioni che in alcuni casi ha suscitato confronti e riflessioni. Certo, la cucina francese sta diventando sempre più liquida e contaminata. Potremmo azzardare fusion? A voler fare una facile battuta si potrebbe dire che Parigi val bene un Turbot à la grenobloise.