Ade è tornato a Palermo, in mostra al Museo archeologico Salinas del capoluogo siciliano. Uno dei più antichi musei d’Italia ospita fino al 29 maggio uno dei reperti più famosi ed emotivamente suggestivi della Magna Grecia. Ade o Barbablù per le sfumature di una barba che è di per sè un’opera d’arte. La vista dell’Ade (la foto è di Giuseppe Mineo) trafugato a Morgantina e poi tornato in Italia dopo indagini e rogatorie evoca sentimenti unici ed originari, che valgono da soli un viaggio in una città ricchissima di atmosfere e stratificazioni storiche come Palermo. Ade è tornato dagli Stati Uniti come la Venere qualche anno fa, sempre trafugata a Morgantina, nel cuore della Sicilia latifondista, bruciata dal sole e arsa dal vento. Piazza Armerina con la spettacolare Villa del Casale è poco distante, ma Morgantina è un’altra cosa, un altro mondo. Negli anni 70 terra di saccheggio a vantaggio dei trader internazionali di opere d’arte trafugate a basso prezzo e finite poi a collezionisti e musei internazionali. La Venere è tornata qualche anno abbracciata dall’entusiasmo per la battaglia vita ma oggi accusa un po’ l’oblio del tempo. Il rientro di Ade dia invece oggi una spinta al rilancio dell’attenzione e dei flussi turistici verso la Sicilia.
Di seguito un passaggio significativo del testo elaborato da Francesca Spatafora, direttrice del Museo Salinas di Palermo, per illustrare la vicenda dell’Ade di Morgantina e i relativi significati mitologici.
“Intricata e assai particolare è la storia legata a questa splendida opera della coroplastica greca. Attraverso rogatorie internazionali della Procura della Repubblica di Enna, con la collaborazione del Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale, Nucleo di Palermo e la disponibilità del Consolato Italiano a Los Angeles e del Paul Getty Museum di Los Angeles, la testa, trafugata negli anni settanta dal sito archeologico di Morgantina, è rientrata in Italia il 29 gennaio 2016. Arrivata nel mercato antiquario l’opera fu acquistata dal magnate americano Maurice Tempelsman e nel 1985 acquisita dal Paul Getty Museum di Malibù. Il sospetto della provenienza da Morgantina nacque dal confronto di un ricciolo caratterizzato dal colore blu custodito nel magazzino del Museo di Aidone, pubblicato nel 2007 da Serena Raffiotta nel suo studio sulle terrecotte figurate da Morgantina, con la testa dalla folta barba blu conservata al Getty ed esaminata da Lucia Ferruzza nell’ambito della sua pubblicazione sulle terrecotte figurate del museo statunitense. A seguito dell’esito positivo della comparazione tra i due reperti, il Getty manifestò nel 2013 la volontà di restituire all’Italia l’opera. La provenienza da un luogo di culto dedicato a Demetra e Kore, figure centrali della religiosità antica in Sicilia, ha permesso l’identificazione della testa con il dio dell’oltretomba. Non è escluso che la statua di Ade possa essere stata associata a quella di Persefone, ed entrambe destinate a un ambiente del santuario di San Francesco Bisconti da cui verosimilmente provengono anche i due acroliti di marmo e la cosiddetta Dea di Morgantina. L’uso del colore nella Testa di Ade ha un chiaro valore simbolico: l’azzurro, infatti, con cui è resa la barba, privo di riferimenti realistici, richiama il concetto di eternità per l’assimilazione con il colore del cielo, ma ha anche riferimenti funerari, ben relazionandosi, dunque, all’immagine del dio degli inferi. Una storia fatta di coincidenze che rappresenta un momento positivo per la ricerca archeologica e una vittoria per la legalità. La clip di presentazione ideata da Giusi Garrubbo descrive l’evento attraverso una raffigurazione “carceraria”, con videocamere di sorveglianza e bianco/nero “sporco”, una trasfigurazione contemporanea del sovrano degli inferi, sorretta da musica underground.”
Clip https://www.youtube.com/watch?v=wlnADOT2l2U