È sfida sull’eno-turismo tra Francia e Italia. Il nostro Paese ha numeri superiori. Si stimano circa 14/15 milioni di eno-turisti l’anno (fatturato stimato sui 4 miliardi circa) contro i circa 6 milioni della Francia. La manifestazione Cantine aperte con oltre 800 realtà vitivinicole facenti capo al Movimento turismo vino a fine maggio ha censito oltre 1,2 milioni di partecipanti. Lo scorso week end a Castagneto Carducci (Livorno) si è tenuta la presentazione del Museo del vino promosso al Casone Ugolino da Franco Malenotti con la “sceneggiatura” del premio Oscar Dante Ferretti. Ma attenzione alla Francia che, leader incontrastata nell’ex porto di vino nel mondo con circa 8 miliardi di fatturato, rilancia la sfida dell’eno-turismo. E si può capirà anche perchè gli operatori italiani siano preoccupati. Sull’eno-turismo il Governo di Parigi si è impegnato in prima persona con un portale internet presentato ufficialmente dal ministro degli Esteri Fabius. E poi il museo mondiale del vino di Bordeaux.
Insomma gli operatori italiani si sentono indifesi e. Lamentano l’invasione di Governo e Parlamento verso un comparto produttivo chiave per l’economia dei territori italiani.
“L’enoturismo è tricolore, ora lo può dire con certezza; ma è un tricolore francese, non certo il nostro” dice il presidente nazionale del Movimento Turismo del Vino (Mtv), Carlo Pietrasanta, che ha commentato le recenti importanti iniziative intraprese dal Paese competitor in favore dell’enoturismo. “Come in un film già visto – prosegue Pietrasanta -, la Francia ci sovrasta in quanto a programmazione e managerialità della cosa pubblica. E quello che è successo nell’ultimo anno è sotto gli occhi di tutti: Parigi ha messo in piedi un portale che raccoglie tutta l’offerta enoturistica del Paese e che funziona benissimo, nonostante non sia costato milioni di euro come i nostri, inutili, siti vetrina. E non è un caso che il portale – che punta ad attirare 4mln di nuovi enoturisti stranieri entro il 2020, anche attraverso prenotazioni dirette dal sito – sia stato presentato dal ministro degli Esteri; come non è un caso che giusto un anno fa lo stesso ministro, Laurent Fabius, annunciasse un piano speciale con un fondo nazionale in favore del comparto. Detto, fatto: mentre in Italia, da Expo in poi, in tutti i grandi comizi sul vino nessun politico dimenticava di citare l’enoturismo, in Francia si stanziavano decine di milioni di euro per investire veramente”.
Per Pietrasanta “gli 81milioni impiegati per costruire ‘La Cité du vin de Bordeaux’ sono la ciliegina su una torta che nella regione fattura sotto la voce turismo ben 4mld di euro l’anno e che negli ultimi 15 anni ha triplicato i propri visitatori (da 2 a 6 milioni, con 50mila posti di lavoro diretti). Una ciliegina che porterà altri 450mila visitatori l’anno. Tutto ciò – ha proseguito Pietrasanta – mentre da noi non si trova nemmeno la quadra per fare un nuovo regolamento comune. Siamo ancorati all’annosa questione della vecchia legge sulle Strade del Vino del 1999, che non ha mai contemplato la possibilità di fatturare visite, attività e mescita di vini in cantina, nonostante siano ormai diventate pratiche comuni e voci importanti di bilancio. E se Cantine Aperte spopola, con un numero di persone pari agli spettatori di 50 partite di Serie A, noi ci sentiamo come una provinciale tra i giganti del calcio internazionale. In attesa, ad esempio, di un testo unico sul vino che doveva essere presentato al Vinitaly 2015, poi al Vinitaly 2016 dove è passata solo una bozza e in cui – deo gratias – è inclusa una mini postilla che dovrebbe aprire almeno alle degustazioni in cantina. Ma tant’è – conclude – la grandeur francese partorisce le montagne, noi purtroppo nemmeno un topolino”. Ma i ministri Martina e Franceschini che aspettano a prendere provvedimenti?