Il tema di quest’anno è il boom del turismo – in generale e nelle città in particolare – agevolato dal fatto che tante destinazioni mediterranee sono praticamente chiuse per il rischio sicurezza. Spagna, Italia e Croazia – in particolare – hanno tratto grandi benefici, le città – gli italiani corrono verso le spiagge – sono aperte per i turisti. Non mancano le polemiche. Innanzitutto per gli effetti da sharing economy. In pratica gli alberghi lamentano il boom fuori controllo degli affitti in strutture non ricettive – case private, residence, case per ferie, dimore di charme etc. – grazie ai grandi portali globali come Airbnb o Booking. Diverse Regioni e Comuni hanno dettato delle regole, forse però ci sarà bisogno di nuovi interventi per ristabilire un clima di trasparenza condivisa. Del resto il tema è dibattuto anche in altri Paesi, dagli Usa alla Francia, alla Germania e alla Spagna, per fare alcuni esempi. Si fa notare che la tassa soggiorno potrebbe essere molto più cospicua così come gli introiti della fiscalità generale. Sharing economy vuol dire anche trasporto (ad esempio Blablacar e simili) o servizi di ristorazione. Emblematico il caso di Gallipoli dove l’abusivismo in campo turistico sembra regnare sovrano.
Spunti di riflessione sul tema dei musei. “Nel primo quadrimestre del 2016 i visitatori nei siti statali – rileva il Mibact – sono aumentati del +9,3% rispetto allo stesso periodo del 2015, attestandosi a oltre 13 milioni. Questo significa che oltre un milione di persone in più hanno visitato i musei nei primi quattro mesi di quest’anno. Gli incassi sono incrementati del +16%, totalizzando circa 41,6 milioni di euro, ossia quasi sei milioni di euro in più rispetto al primo quadrimestre del 2015. La rivoluzione museale, con le nuove politiche tariffarie, l’autonomia e il lavoro dei direttori selezionati con il bando internazionale, sta dando importanti risultati” ha detto di recente il ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini. Risultati importanti ma restano alcune domande ed alcuni dubbi da sciogliere. Intanto una regione importante sul piano culturale come la Sicilia resta fuori dalle rilevazioni in virtù della sua autonomia. Il Mibact dovrebbe poi coinvolgere i Musei ecclesiastici, quelli diocesani ad esempio sono circa 400. In terzo luogo, nulla si sa in dettaglio sui visitatori – ovvero chi sono: giovani, anziani, italiani, stranieri, come sono arrivati, che percorsi fanno etc. – soprattutto sarebbero interessanti dati sulla convergenza tra cultura, shopping (tra i principali elementi di richiamo del turismo in Italia) di moda, artigianato e alimentare, e ristorazione. Insomma dire che gli ingressi nei musei (una buona quota tra i tanti, ma non tutti) crescono è un dato parziale. Cosa sappiamo degli accordi con i tour operator? Perchè ci sono ancora delle inspiegabili disparità? Il caso Brera (solo un esempio) è emblematico: come mai rispetto al boom turistico di Milano gli ingressi sono in proporzione ancora contenuti? Altro tema chiave quello dello shopping tax free e delle risorse che genera. Inoltre sarebbe opportuno un osservatorio sulle promozioni delle città e sulla spesa per gli eventi. In questi giorni in Campania tiene banco la discussione sulla miriade di eventi finanziati e non tutti giudicati all’altezza. Bisognerebbe avere un quadro più chiaro per evitare distorsioni. Così come andrebbe rivista l’impalcatura dei provvedimenti per gli enti lirici, il caso Arena di Verona deve far riflettere bene.
Da poco ci sono rilevazioni mirate sugli aspetti social media relativi a siti turistici e culturali. Bene ma c’è ancora molta strada da percorrere, soprattutto per accogliere i suggerimenti dei visitatori. Le risorse ci sono, approfittiamone.