Il convegno Altagamma sul lusso fa il pieno di top manager: faro su turismo e shopping, attenzione ai prezzi

Il lusso marcia a più velocità nel mondo e tra i top manager l’attenzione agli scenari è massima, faro su turismo e luxury shopping . E così il tradizionale appuntamento milanese di Altagamma ha fatto il pieno (nella foto).  Sono 17 milioni – si legge nei documenti del convegno – i top spender dell’alto di gamma, responsabili del 30% degli acquisti totali. Cinesi e americani prime nazionalità. Il passaparola social è la prima leva che influenza l’acquisto e l’Italia resta il primo Paese per legittimazione del Made-In. Con un’inversione di tendenza, crescono i consumi locali, in particolare in Cina. Il Retail Concept è chiamato ad una contro-standardizzazione che superi l’omogeneità.L’indagine True-Luxury Global Consumer Insight, presentata da Armando Branchini (Fondazione Altagamma), Nicola Pianon (Senior Partner e Managing director di BCG) e Federico Bonelli (Principal di BCG), quest’anno ha alzato ulteriormente l’asticella qualitativa degli intervistati, analizzando più di 12.000
consumatori di 10 diverse nazionalità, con spesa media annuale intorno ai 36mila euro.Nel complesso nel 2016 i consumatori di alta gamma nel mondo sono stati 415 milioni e hanno speso 860 miliardi di euro, includendo prodotti unbranded ed escludendo automobili e yachts. Il numero di consumatori totali è previsto crescere fino a 490 milioni nel 2023, quando arriveranno a spendere 1.185 miliardi.
Focus dello studio sono i Consumatori True-Luxury, 17 milioni di persone che hanno speso nel 2016 250 miliardi: il 4% dei consumatori del lusso è quindi responsabile del 30% dei consumi totali, evidenziando il fenomeno di polarizzazione in atto nei consumi lusso, in linea con il trend di distribuzione della ricchezza mondiale. “I consumatori True-Luxury – la parte alta della piramide del lusso – continuano ad avere un forte appetito e un trend di crescita sano e stabile, resistente nonostante lo slow down del mercato complessivo ”
commenta Nicola Pianon, Senior Partner & Managing director di BCG, responsabile della Practice Fashion & Luxury di BCG in Italia, che sottolinea: “A rallentare è la parte di consumatori aspirazionali che sta contraendo il passo, soprattutto negli acquisti di beni di lusso personale”. Se il mercato lusso in generale rallenta (in particolare i beni personali nel segmento aspirazionale), la
parte più alta della piramide, trainata da Cinesi e Americani, mostra una crescita stabile sia nei beni
personali sia nel consumo esperienziale (+6-7%). Questi consumatori prevedono in futuro di
incrementare la spesa in Calzature, Borse, Profumi & Cosmetici, e di diminuirla in piccola pelletteria e
in cravatte e foulard di seta.
• Crescono i consumi locali per i True-Luxury Consumers. I cinesi in particolare passano dal 39% del
2014 al 65% del 2016 come percentuale di acquisti “fatti nel mercato domestico”.
• Il 50% dei consumatori (soprattutto Millennials e Americani) percepisce in misura crescente un
disallineamento tra prezzo e valore del prodotto (disallineamento reale: i prodotti lusso più iconici
sono cresciuti di prezzo anche 3 volte tanto rispetto all’inflazione), dovuto ad aumento dei prezzi, ma
anche a diminuzione della qualità e a una perdita di esclusività dei Brand e dei Prodotti. Una
percezione che indurrà un consumatore su due a non comprare più il brand in questione. Un brand su
quattro (dei 230 Brand monitorati) corre questo rischio. Il 50% dei consumatori True-Luxury trova che
non vi sia più equilibrio tra prezzo pagato e valore del prodotto. “Significa” commenta Nicola Pianon
“che la qualità offerta e l’esclusività non sono più considerate adeguate ai livelli di prezzo richiesti. La
reazione è la rinuncia all’acquisto, la ricerca di prodotti off-price sui canali fisici o digitali che lo consentono, o il trading down, verso i prodotti offerti da marche premium o addirittura verso fast fashion come Zara o H&M”.
• Il consumatore True Luxury vira verso il Casual. Forte crescita di appeal del casualwear tra i
consumatori del Lusso, sempre più accettato anche in occasioni “formali”o importanti. Una crescita
che non va tuttavia a detrimento del mercato del lusso. Si può creare infatti valore e premiumness
anche nel mondo del lusso informale. Due esempi chiari del fenomeno sono il boom delle sneaker di
lusso (da ~0.9mld nel 2009 a ~3mld nel 2016) e delle Luxury Down-Jackets (da 0,5mld a 2,0mld)
• La customizzazione dei Prodotti: richiesta sempre più forte da parte dei Consumatori del Lusso, che
cercano esclusività, differenziazione e un legame più personale con il prodotto.
• Made In Italy: l’Italia è considerata in tutto il mondo il primo Paese per qualità della manifattura di
beni di Lusso Personali (29% di preferenze vs 23% della Francia e 12% degli USA).
• Canali distributivi: diminuiscono le vendite imputabili integralmente al negozio fisico: il vero trend è la
multicanalità (Ricerca online e acquisto in negozio e inverso). Per il consumatore multicanalità significa
coerenza nell’immagine, servizi integrati per la consegna, riconoscimento del proprio status di cliente
privilegiato su tutti i canali. Il 61% degli acquisti è influenzato dal digitale, con la punta del 72% per gli
Stati Uniti. Il Retail monomarca registra un calo di traffico e di vendite, soprattutto a causa di una
shopping experience non soddisfacente e del troppo lento rinnovamento degli assortimenti, ma resta
comunque il cuore di un processo di acquisto sempre più multicanale.
• Il passaparola è il primo fattore di influenza all’acquisto, grazie soprattutto ai social media, usati dal
72% dei consumatori True-Luxury per dialogare con i Brand, con una frequenza elevatissima.
• Per quanto riguarda i profili dei consumatori, il 90% della crescita è a carico dei primi 3 segmenti
comportamentali: gli Absolute Luxurer (top spender, connoisseur raffinati ed eleganti, contano per il
27% dei consumi totali), Megacitier (Millenial delle grandi mega-city, trendy, contano per il 17% dei
consumi totali), e i Social Wearer (attenti alla sostenibilità sociale ed ambientale, 7% dei consumi
totali).

L’Altagamma Retail Evolution, presentata da Luca Solca (Managing Director Global Luxury Goods di Exane
BNP Paribas), indaga l’evoluzione e le prospettive delle strategie retail delle imprese lusso considerando più
di 16.000 punti vendita. I brand del lusso stanno consolidando le reti distributive, con pochissime nuove
aperture e una sempre maggiore integrazione tra retail fisico e digitale: un processo che conduce a negozi
più piccoli e con maggiore produttività. Rispetto al modello omologato di store monomarca finora in uso,
si prefigura un trend di contro-standardizzazione dei format retail, che tenga conto della frammentarietà
del profilo del consumatore e delle sue diverse esigenze e capacità di spesa. Luca Solca, commenta: “L’era
della crescita facile fatta di aperture di negozi e aumenti di prezzo é ormai dietro di noi. Le priorità nel retail
di lusso oggi sono l’aumento della produttività – ottenuta con innovazione di prodotto più rapida,
integrazione dell’offerta digitale al punto di vendita e negozi più compatti. Il negozio diventerà molto di più
che uno sfoggio di dimensioni e materiali, ma un modo per il marchio di esprimere e confermare i propri
valori e la propria unicità.”
Armando Branchini hasottolineato che ”il consumatore True-Luxury evolve sempre più senza strappi, ora che i componenti della Generazione Y (Millennials) sono responsabili della metà dei consumi mondiali del lusso. Non significa che tutto procede as usual. Al contrario stiamo
vivendo una fase di contro-standardizzazione sia relativamente alla customer experience che alla in-store experience”.