Tempi duri per il vino italiano negli Usa che costituisce uno dei più importanti bacini di riferimento per l’enoturismo in Italia. Come sottolinea una nota prosegue l’impasse nella commercializzazione di vino italiano sul mercato statunitense, con la Francia che allunga decisamente il passo. Secondo l’Osservatorio Paesi terzi di Business Strategies, le importazioni a valore dei vini italiani aggiornate ai primi 10 mesi di quest’anno hanno infatti perso ulteriore smalto (+1,4%, a/a, fonte dogane) a tutto vantaggio dei cugini d’Oltralpe (+16,4%) – che dopo il sorpasso provano la fuga – e della Nuova Zelanda (+8,3%). Nel primo mercato della domanda mondiale, che resta in grande ascesa (+6,4%), il market leader tocca a ottobre quota 1,393 miliardi di euro contro 1,352 miliardi di Roma, complice la recessione dei fermi imbottigliati italiani (-0,1%) a fronte della nuova impennata di quelli francesi, ora +18,3%. “>L’Italia – ha detto la Ceo di Business Strategies, Silvana Ballotta – rimane in testa nel segmento dei vini fermi, ma è proprio qui – dove tradizionalmente siamo più forti – che scontiamo di più il recupero francese. Paghiamo il noto gap promozionale ma sembra anche che gli Usa preferiscano festeggiare l’uscita dalla crisi alzando i calici dei nostri principali competitor”. Per l’Osservatorio di Business Strategies il prezzo medio è come al solito il principale tallone d’Achille, con i vini francesi che entrano nel mercato Usa ad un valore medio per litro di quasi 10 euro contro i 4,89 di quelli italiani (nel caso dei vini fermi imbottigliati il gap è minore ma pur sempre significativo: 7,96 euro contro i 5,07 euro dei nostri vini). Sotto media della domanda statunitense (+10,3%) anche gli spumanti italiani (+7,6%), la cui quota di mercato si abbassa a poco più della metà sugli champagne francesi (+13,1%).