A Milano ieri la terza tappa del percorso sensoriale organizzato dal 2016 dal Bureau du Champagne. E’ stata la volta del tatto in un laboratorio fashion di Via Savona. Di seguito la nota che illustra l’iniziativa.
Il Bureau du Champagne ha proposto un’esperienza che ai più potrà apparire inusuale. Se è noto che tutti i nostri sensi sono coinvolti nel corso di un assaggio è anche vero che forse è proprio il tatto quello meno esplorato. “Toccare lo Champagne” raccoglie questa sfida e porta avanti un ideale viaggio alla scoperta delle sensazioni dello Champagne. Cinque tappe, ciascuna dedicata a un senso, che costituiscono un progetto unitario che si va snodando nel corso del tempo. Nel primo laboratorio del 2016, dedicato all’olfatto, la degustazione era stata accompagnata da un allestimento che riuniva in un solo luogo tutti i 52 elementi che costituiscono la tavola dell’evoluzione degli aromi dello Champagne: dalla crosta di pane ai frutti di bosco, dal cioccolato al miele fino al tabacco. Il secondo laboratorio, che si è svolto nel 2017, aveva invece portato l’attenzione sull’udito, con un gioco basato sugli abbinamenti musicali. In quell’occasione era stato un pianoforte a evocare, attraverso le sue note, le immagini uditive di ogni cuvée pescando tra gli stili più diversi: da Satie a Couperin, da Schubert a Ravel. Il mondo dei tessuti e della moda è a sua volta il luogo ideale per affrontare il tatto. Tra le parole per descrivere uno Champagne sono infatti numerose quelle che evocano in modo diretto sensazioni tattili. Ospiti della Ferrari Fashion School di Milano, sono state esplorate le percezioni tattili sotto la guida di Chiara Giovoni, formatrice e ambasciatrice italiana dello Champagne 2012, e di Silvia Ferrari, fondatrice e direttrice della scuola fashion. Per degustare uno Champagne la forma ideale del bicchiere è quella a tulipano, minimo il suo spessore, leggermente raffreddato dallo Champagne stesso. Tra i nostri sensi, il tatto è quello che sarà più sensibile alla temperatura, le mani attorno al bicchiere lo vogliono fresco come suggerisce la leggera condensa che vi si forma, il palato lo troverà al meglio delle sue qualità organolettiche tra gli 8 e i 10°, ottenuti lasciando raffreddare la bottiglia per circa mezz’ora in un secchiello. Parlare di sensazione tattile di uno Champagne vuol dire che bocca e palato ne vengono avvolti, vestiti. Ecco allora le parole che accomunano due mondi solo apparentemente lontani, a partire dalla “texture”, per indicare la consistenza, la struttura o meglio ancora la tessitura, la trama di un vino come di un tessuto. Uno Champagne potrà essere caratterizzato da uno stile asciutto, sodo, tenero, morbido, setoso, cremoso, untuoso. Sensazioni che possiamo ritrovare nei tessuti, come ad esempio la iuta, la canapa, il lino, la flanella, il taffetà, il cotone, la lana, la seta o il velluto. La trama potrà essere spessa e soda (iuta), spessa e calda (lana), spessa e morbida (velluto), leggera e morbida (flanella), fine e morbida (seta), sottile e asciutta (taffetà). Il gioco degli accostamenti è ricco di suggestioni. Ad esempio, lo Chardonnay, i terreni freddi (spesso argillosi), le annate austere, il basso dosaggio e l’acidità malica pronunciata saranno spesso all’origine di Champagne dalla tessitura secca o soda.