Enoturismo e cultura: al Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg il Premio Gavi 2020

Difficile parlare in questi giorni di turismo causa emergenza Coronavirus. Ma ci pensa il Prosecco Docg. Da Conegliano Valdobbiadene, via Gavi, arrivano interessanti spunti di riflessione e, perché no, anche di un certo ottimismo, sull’onda del binomio tra enoturismo, cultura e promozione del territorio. Spunti interessanti, dunque, che si arricchiscono con le iniziative fiorite tra Alto Adige, Chianti classico e Abruzzo, a testimonianza della grande e diffusa vitalità tra i consorzi del vino. Di seguito la nota sul Premio Gavi che ha il merito, già da qualche anno, di accendere i riflettori sul settore enologico e sul suo ruolo sociale e promozionale.

 

Milano, 14 luglio 2020 – Orientato all’estero, abile nel coinvolgere sui social la community di chi ama il Prosecco Docg e il suo territorio, capace di fornire informazioni chiare e coerenti per chi desidera esplorare le colline patrimonio Unesco delle bollicine più famose d’Italia: il  Consorzio Tutela del Vino Conegliano Valdobbiadene Prosecco Docg vince il Premio Gavi LA BUONA ITALIA 2020 per l’efficacia con cui si muove nei canali di comunicazione on-line e l’attitudine a svolgere un ruolo di aggregazione territoriale attraendo turisti e viaggiatori.

Premiati con le Menzioni Speciali Il Consorzio Volontario di Tutela Vini Alto Adige, il Consorzio Vino Chianti Classico e il Consorzio Tutela Vini d’Abruzzo.

Questi sono i Consorzi di Tutela del vino scelti dai 22 componenti della Giuria del PREMIO GAVI LA BUONA ITALIA 2020, organizzato dal Consorzio Tutela del Gavi, in quanto modelli di comunicazione ed esempio di efficace sviluppo dell’attività turistica integrata dei propri territori.

Dall’Area Pergolesi di Milano sono intervenuti durante la diretta del Premio Gavi La Buona Italia Magda Antonioli Direttore del Master di Economia del Turismo Università Bocconi e Consigliere Enit, Riccardo Ricci Curbastro, Presidente Federdoc, Giulio Somma direttore de il Corriere Vinicolo e Roberto Ghio, Presidente Consorzio Tutela del Gavi moderati da Francesco Moneta, Laboratorio Gavi La Buona Italia-The Round Table.

“La competitività enoturistica delle aziende vinicole è frutto anche del gioco di squadra tra Denominazioni e territorio” – commenta Roberto Ghio, Presidente del Consorzio Tutela del Gavi – “I Consorzi di tutela contribuiscono a creare e rafforzare la peculiare ‘reputazione’ del comprensorio, rappresentata da un insieme di elementi quali natura, vino, personaggi, storia, tradizioni, innovazione. Questo lavoro integrato ricade positivamente sulle singole aziende che possono così concentrare i loro sforzi sull’ottimizzazione dell’accoglienza, oltre naturalmente sulla produzione vinicola”.

 

Lo conferma la ricerca “ENOTURISMO: I CONSORZI DEL VINO E IL TERRITORIO condotta dal Master in Economia del Turismo dell’Università Bocconi in collaborazione con il Consorzio Tutela del Gavi e The Round Table e curata dalla Prof.ssa Magda Antonioli. 

   

Dall’analisi delle attività e delle strategie attivate dai 124 Consorzi di Tutela del vino con particolare riferimento alle scelte operate in campo enoturistico – rilevate attraverso un mix tra survey quantitativa, review del posizionamento digitale ed interviste esplorative – emerge infatti che “i Consorzi riconoscono all’unisono un proprio ruolo strategico, oltre a quello sulle fasi di qualità della produzione, anche sugli aspetti turistici della filiera” – sostiene Magda Antonioli -: in primis (45%) “facendo da collante”, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo attraversando, al loro interno tra i produttori propri associati, ma anche verso gli stakeholder esterni, pubblici e privati. In seconda battuta, dedicandosi anche alla promozione “diretta” (35%) oltre che del prodotto-bottiglia, dei luoghi e della cultura del territorio“.

 

Per la totalità dei rispondenti l’Enoturismo costituisce un’opportunità importante per il settore vitivinicolo, elemento strategico in ottica di promozione e di diversificazione delle entrate, sia per il mercato domestico (79%), che per i mercati esteri (77%) in primis per Stati Uniti e Germania. Questi Paesi sono da un lato tra i principali importatori del prodotto vitivinicolo italiano (con una nutrita partecipazione dei Consorzi agli eventi trade che si tengono in quegli stessi territori) e dall’altro costituiscono i principali bacini di domanda, short e long haul, per l’incoming turistico italiano: sono state infatti 58,6 mln le presenze tedesche in Italia nel 2018 e 14,5 mln quelle statunitensi – Istat, 2020).

 

Continua Magda Antonioli: “Considerando quindi gli assiomi maggior conoscenza -> maggior consumo e maggior consumo ->maggiore desiderio di conoscenza (anche del processo produttivo), al di là del Covid-19 e del periodo contingente, questa convergenza sembra essere di buon auspicio per l’enoturismo italiano ed invita tutte le realtà operanti in questo settore ad investire in maniera più strutturata per il suo sviluppo”.

Navigando nei siti e nei social dei vincitori emergono eccellenze nell’approccio alla comunicazione digitale: innanzitutto una grande interazione di contenuti tra il sito e i molteplici canali social, con la possibilità quindi di integrare arte, natura, storia, protagonisti, enogastronomia, e definire così l’autenticità e l’unicità del proprio terroir.

In secondo luogo, lo spazio dedicato all’e-commerce dei produttori, perché Enoturismo è anche e soprattutto vendere il prezioso frutto della propria terra; infine una facile ed intuitiva fruizione dei diversi servizi offerti dalle cantine e link diretti e networking con le principali organizzazioni che promuovono il territorio.

 

E’ evidente che la partita dell’Enoturismo, oggi riconosciuto come “il turismo della ripartenza” si gioca in rete, l’ambiente primario della promozione turistica in generale – aggiunge Francesco Moneta di The Round Table – con i Consorzi che devono favorire una rapida evoluzione digitale di se stessi e dei produttori per competere nell’Enoturismo giocando il ruolo fondamentale di aggregatore dell’offerta multiprofessionale del territorio”. L’obiettivo – conclude Moneta – è capitalizzare l’enorme potenziale del nostro Paese, la meta più desiderata dai Turisti enogastronomici di tutto il mondo secondo il Wine Food Travel Monitor 2019”.