Peppe Di Napoli tra le star del web. Peppe ha una pescheria in uno dei quartieri più popolosi del capoluogo campano. Ma Pianura non è un posto qualsiasi. Una volta era un comune autonomo. Oggi, stretto tra Marano, Soccavo e i Camaldoli, ospita il quartier generale di uno degli ordini religiosi più diffusi nel mondo, i Vocazionisti. Una vera e propria multinazionale da decenni punto di riferimento nel mondo aiuta la povera gente a crescere. Dall’Asia all’America i Vocazionisti sono da sempre impegnati nella evangelizzazione e nello studio sotto la guida spirituale di Don Giustino.
Oggi tutti i giorni da Pianura c’è anche Peppe, con la sua pescheria popolare, le sue ricette semplici e di tradizione, offerte su internet con partenopea simpatia. Peppe è ben identificabile, con le sembianze di un Cannavacciuolo in salsa casalinga. Sveglia all’alba, prezzi molto popolari, amicizia e un simpatico intrattenimento sul web mai volgare e ridondante. Penso sempre che non deve essere facile avere una pescheria a Pianura e farsi conoscere nel mondo. Ma con il web e alcuni spontanei accorgimenti di marketing si può. Il sito Facebook ha migliaia di follower e non solo in Italia, oltre che a Napoli. Del resto arrivare a Pianura non è nemmeno semplicissimo. Ma lui ha geolocalizzato la pescheria. Poi ha sviluppato la cucina tanto da meritare il riconoscimento di adepto di Escoffier. Simpatiche alcune allocuzioni che hanno rinforzato il pay off sul web: si cucina a cascata, si offre pesce a cascata e il sale va messo come la neve. Sul marketing a cascata Peppe sta costruendo una strategia. Una linea di pasta con il suo logo, che riprende il faccione gioviale e barbuto. Il pay off a cascata. Poi ci sono i sughi pronti la cui preparazione viene fatta vedere in video. Ed ora ci sono anche i ristoranti. Recente l’inaugurazione a Torino, anche se purtroppo il momento non è facile causa pandemia.
Ma con Peppe Di Napoli la vita a cascata e il sale come la neve ti restano certamente impressi, così come la formula commerciale. Con il web non è più una semplice pescheria di quartiere, ma la sede di uno show continuo, oggettivamente equilibrato e mai volgare. Anche la lingua napoletana che Peppe usa abitualmente è comprensibile e stonerebbe forse l’uso dell’italiano standard. Se Peppe parlasse solo in italiano gli chiederemmo di usare il napoletano. Non si ferma poi davanti allo snobistico rifiuto di considerare impraticabile il ricorso a soluzioni gastronomiche troppo popolari. anzi, il polpo al sugo nel cozzetto di pane – come facevano le mamme una volta e spero anche oggi – è una scena da guardare e fa meditare sulla incisività della comunicazione.
Inomma Peppe sta diventando un brand, connotato da elementi popolari e accessibili, profondamente partenopei ma a vocazione globale. Così come la Puglia ha ispirato la trasformazione delle macellerie in bricerei, sull’onda del fornello pronto così la pescheria sta diventando luogo di assaggio. Il posizionamento in questo caso è popolare, visto che di esempi di banco pesce con cucina finora si sono posizionati in genere sulla fascia alta. Insomma, la lezione di Don Giustino ha fatto strada secondo voi?