La fantasia non ha limiti. E’ vero, è la nostra caratteristica. E così quando ho saputo da carissimi amici del Panuozzo bar nel cuore di Oxford, nel tipico e intramontabile Covered market, sono rimasto incuriosito ed ho voluto andare a fondo. Del resto un po’ di ascendenze gragnanesi lo imponevano. Ho pertanto recuperato il sito internet della location – www. ilcorno.co.uk – per capire se era la solita imitazione, quell’italian sounding che tanto toglie il sonno a ministri, ambasciatori e imprenditori puri dell’alimentare italiano.
Mi sono trovato invece trovato di fronte ad una realtà del tutto differente. Promotore del Corno, ovvero del format Panuozzo bar, è una famiglia italo-britannica tirata su a pane, cultura e management. Con tanto di palmares universitario, in Italia e Uk. A un PhD in letteratura italiana moderna sotto l’egida del sempiterno Dominus illuminatio mea e a una docenza pluridecennale tra il top degli atenei campani e non, si aggiunge – last but not least – la competenza ingegneristica e architettonica da top project manager. Insomma, dietro un progetto da street food, ispirato al parente immeritatamente povero della Pizza napoletana che è Patrimonio Unesco dell’Umanità – ho trovato una eccezionale concentrazione di cultura. Tant’è che Il Corno di Oxford non si limita a promuovere il Panuozzo classico o quello con gli immancabili fiarielli come sfida ontologica al burger in salsa yankee, che pure gli inglesi hanno dovuto digerire. Il Corno è un Panuozzo bar letterario – forse il primo al mondo – punto di riferimento di quel tessuto italo-britannico che alimenta in maniera incessante ricerche e confronti su tematiche di antropologia interculturale. Qui i riscontri accademici si pesano.
Insomma. Protagonisti del Corno – che ospita lezioni di Tombola scaramantica e sfide di Scopa – sono persone assai conosciute come Franco Clemente, Barbara Dawes e la loro figlia Frances Clemente, giovane ma già solida promessa della critica letteraria. E così nel cuore di Oxford, mentre si tocca il rosso corno affidandosi alla dea Fortuna e con il piacere di un babà (non ci sono solo Panuozzi), si discute di Monacielli e dei racconti di Elena Ferrante. Si ripercorrono le tematiche dell’emigrazione partenopea verso gli Usa. Si sviscerano le tematiche leopardiane ispirate all’ambiente del Vesuvio. Tutto senza trascurare quegli aspetti più intensamente umani legati alle tematiche gender fluid dei Femminielli.
Se passate dunque da Oxford – tra un college e l’altro – fatevi un Panuozzo, allisciate il corno rosso (non si sa mai) e ricordatevi di Napoli e della sua cultura, che da millenni è palestra metafisica per spiriti forti.