Fa bene il Comune a gestire la grande Napoli sotterranea, raccordo con il piano Unesco

Tra le straordinarie particolarità di Napoli c’è il fatto che – grazie alla stratificazione urbanistica nei secoli e al succedersi di varie civilizzazioni – ci si trova davanti a due città indissolubilmente legate. Napoli storica, Napoli contemporanea e Napoli sotterranea sono un unicum. Positivo il fatto che il Comune, guidato dal sindaco De Magistris – criticabile quanto si vuole ma indubbiamente dotato di una visione in ambito turistico, in questo caso – acquisisca dal Demanio la proprietà di quanto c’è nel sottosuolo di quella che qualche secolo fa era la più grande città d’Europa. Il sottosuolo di Napoli è in buona parte visitabile e attrae migliaia di turisti. Conoscere i percorsi nel sottosuolo – tra vestigia greche, romane e paleocristiane  – fa apprezzare ancora meglio la città. Ci si inoltra in zone e quartieri del gigantesco centro storico che altrimenti sarebbero tagliati fuori dai principali percorsi turistici. Certo c’è ancora tanto da fare per recuperare nuove strutture alla fruibilità della Napoli sotterranea. Per il Comune partenopeo una nuova sfida di marketing turistico. Per i giovani nuove opportunità nella valorizzazione del patrimonio locale. Sul rilancio del polo termale di Agnano c’è ancora confusione, anche se resta un passaggio chiave nella strategia di sviluppo del business turistico. Napoli sotterranea è invece una grande carta, già in buona parte conosciuta, con la quale l’amministrazione  può giocare un ruolo molto importante. La strategia va però raccordata con il rilancio del pacchetto Unesco per il ventre di Napoli – un’operazione da oltre cento milioni – che però procede a rilento.