Texas docet ma la Mostra su Oplonti resta un fantasma

Gli archeologi del Texas lavorano indefessi presso i siti archeologici della romana Oplonti, nel comune di Torre Annunziata (Napoli), che fa capo alla Soprintendenza di Pompei, Ercolano e Stabia. Spesso, come in questi giorni, gli archeologi americani fanno conferenze in città per spiegare senso ed obiettivi delle loro ricerche. Il sito di Oplonti è oltremodo affascinante ma resta diviso in due. Una bellissima villa, denominata A ed attribuita dalla tradizione a Poppea, che merita una vista assai attenta e appassionata. La  villa B, ospitata nel cortile di una scuola, a pochi metri in linea d’aria dalla villa A, è invece accessibile solo su richiesta alla Soprintendenza di Pompei. Il sito è a dir poco maestoso. Ricordo che  Oplonti è Patrimonio dell’Umanità sotto egida Unesco. Desta allora qualche perplessità la vicenda della Mostra su Oplonti programmata, annunciata e rinviata a più riprese nel corso del 2015, nonostante un budget di oltre 2000mila euro per allestire delle sale nel Palazzo comunale. Una mostra che avrebbe avuto più di un motivo di interesse visto che non c’è un museo su Oplonti e che gli ori rinvenuti nel sito insieme a statue e reperti non sono accessibili. L’ultima scoperta – non archeologica ma di attualità – riguarderebbe il fatto che gli ambienti del Comune non sarebbero idonei, se non dopo un accurato restauro. Qualcuno però fa notare che al Palazzo comunale più di un lavoro è stato fatto negli ultimi anni. Certo ci vogliono le gare d’appalto e quelle portano via tempo. Viene però da pensare che sono mesi e mesi che si discute della Mostra. Saranno forse i texani a spiegarci come fare? Sicuramente a Dallas o ad Austin di esperienza ne hanno visto che sono tra le città più gettonate e tourism oriented degli Usa. Il Texas peraltro è un modello negli Stai Uniti di integrazione tra culture ed è stato fatto un lavoro eccezionale per il recupero degli insediamenti storici. Dopo i sindaci-sceriffi forse è l’ora degli archeologi-sceriffi?