Le circa 30mila imprese balneari si stanno mobilitando in questi giorni in vista del pronunciamento della Corte di giustizia europea sul nodo delle concessioni demaniali per le spiagge e sulla proroga in base alle determinazioni della legge di stabilità Le imprese balneari sono circa 30mila. Per un buon numero di esse le concessioni sono scadute a fine 2015 e gli imprenditori stanno correndo ai ripari, come nel caso del Veneto. Al tempo stesso la regione Liguria ha offerto una sponda istituzionale al confronto con Palazzo Chigi e l’Europa. Mercoledì ci saranno incontri e manifestazioni a Roma. Cosa può succedere? L’apertura alla progressiva deregulation delle spiagge con l’ingresso di realtà, anche internazionali, che concorreranno alla gestione delle aree balneari che nel caso italiano sono uno degli asset chiave dell’offerta turistica. In ogni caso, proroga o non proroga delle concessioni, il mondo delle imprese balneari è e sarà sempre di più interessato da una rivoluzione profonda, che tenderà a far leva sui contenuti competitivi d’impresa e sulla qualità dei servizi offerti. In questo senso occorre anche ricordare il confronto aperto in Puglia, tra Regione, enti locali e imprese del comparto vacanze sulla opportunità di tenere aperte le spiagge lungo tutto l’arco dell’anno e senza particolari limitazioni soprattutto di orario. In questi giorni, peraltro, nel Salento c’è domanda di balneazione. I mercati esteri, ai quali l’Italia si sta aprendo sempre di più in questi anni, domandano una offerta balneare e di uso degli arenili che va al di là dei classici periodi tarati soprattutto sull’estate degli italiani. Si sono poi modificati anche i tempi dell’uso delle spiagge. Da sciogliere poi i nodi relativi al consumo e alla musica in spiaggia o alle attività sportive, tutte cose per le quali l’Italia presenta differenziazioni per area ancora marcate.