Firenze e la Toscana rilanciano su online e crociere

L’Enit di fatto non esiste ancora e Firenze ancora una volta fa da sè. L’Enit avrebbe dovuto gestire il portale online per la promozione del turismo italiano. Ma l’ente, rinnovato nei mesi scorsi, di fatto non è ancora granchè operativo. Il portale nazionale c’è ma è poco incisivo senza un organismo in grado di intervenire e promuovere come dovrebbe. Al tempo stesso Firenze negli ultimi tempi ha sviluppato un’ampia riflessione sul turismo, sui milioni di visitatori attesi nei prossimi anni, sull’impatto urbanistico e sulle strategie di turismo responsabile e sostenibile per proteggere un gioiello di arte, storia e cultura che è anche  tra le più importanti città universitarie a livello internazionale. Si punterà sull’online, su un mega-portale Internet – visto che oggi i viaggi vengono pianificati via web  – per consentire informazioni e prenotazioni, con l’obiettivo di redistribuire il più possibile la domanda. Fa scuola, si può ipotizzare, il modello Alto Adige, dove gli operatori turistici si sono attrezzati per sviluppare un proprio portale di informazione e prenotazione, sfidando così i colossi internazionali. A Firenze, dove hanno già siglato un primo accordo con il gigante Airbnb, svilupperanno una piattaforma ampia, trasversale e integrata. Niente veti, niente blocchi. Ma si punta a recuperare anche risorse per difendere la città e per ampliare anche l’offerta. Che faranno i poli museali e i super-direttori? Vedremo. Intanto, in Toscana tengono banco altre due questioni interessanti. Viareggio rilancia sulle crociere, con dragaggi e investimenti. L’offerta è interessante, l’opportunità pure. Il business crocieristico è stato la grande rivelazione degli ultimi anni ed ha contribuito a cambiare molto nel settore turistico italiano. Le grandi navi sono sempre più dei gran di marketplace e delle importanti piattaforme di marketing. Si gioca in difesa invece sulle spiagge. Il governatore Rossi nei giorni scorsi ha visto gli operatori balneari. La Toscana vorrebbe smarcarsi dall’effetto UE, da quella temuta deregulation che metterebbe a rischio anni e anni di gestione degli arenili. Salvaguardia degli investimenti e difesa dei piani futuri? Anche qui la partita è complessa.