Napoli non gradisce i basoli siciliani: i Carabinieri indagano, e l’Unesco?

Il centro storico di Napoli è sotto tutela Unesco. Tutto bene? No, il degrado è sempre in agguato dietro l’angolo e non solo. Mesi fa feroci polemiche sui fondi non spesi e i progetti mai avviato o solo parzialmente. Di questi giorni le polemiche sui basoli, ovvero sulla pavimentazione stradale fatta tradizionalmente con la pietra lavica del Vesuvio, nera e molto dura. Una pavimentazione che nei secolo ha anche fatto parlare di sè attraverso le opere di artisti e intellettuali. Oggetto del contendere di questi giorni, la sostituzione con la pietra lavica dell’Etna. O con qualcosa di simile. Le associazioni di cittadini sono insorte sia per difendere un patrimonio storico, sia per contestare la qualità della scelta: la pietra dell’Etna sarebbe più friabile ed opaca. Qualcuno dice che vi sarebbe anche l’uso di mattonelle di materiali compositi. Insomma, il basolato etneo si spacca più facilmente. Nel frattempo sono state scoperte discariche di basoli vesuviani centenari. Al riguardo mi viene in mente il paragone con la bianca chianca barese. In Puglia si farebbero martirizzare pur di non rinunciare alle lisce chianche bianche come la panna, condite a volte di marezzature rubizze. A Bari come a Napoli la pavimentazione storica fa parte del patrimonio. Si nasconde qualcosa dietro l’operazione Napoli? Quali reali vantaggi avrà la città? Difficile dirlo al momento, ma il pressing e le denunce dei comitati cittadini hanno mosso l’attenzione del Carabinieri specializzati nella tutela del patrimonio culturale. Abusi, reati, irregolarità? I Carabinieri faranno luce – come si legge sulla stampa locale – la domanda di trasparenza è larga. Ma anche l’Unesco dovrebbe intervenire e prendere posizione.