La Richard Ginori di Firenze, manifattura storica della porcellana italiana dall’inizio del 1700, ha avuto varie vicissitudini. Oggi, dopo un default, è parte della multinazionale del lusso francese Kering alla quale fa capo da anni anche il gruppo Gucci.
Nell’operazione non è entrato il Museo Richard Ginori, che raccoglie testimonianze eccezionali della produzione in Italia dello storico marchio, con pezzi unici per qualità, firma e design. Pezzi che hanno segnato la storia dell’arte. Il Museo (collezione e immobile) andrà nuovamente all’asta a fine febbraio per iniziativa del Tribunale fallimentare del capoluogo toscano (giudice Rosa Sevarolo). Dovrebbe essere un impegno del Governo difendere un tale patrimonio, dopo la rinuncia di Kering. Pertanto ritengo doveroso l’appello al ministro Dario Franceschini, responsabile dei Beni culturali e del Turismo (a destra nella foto, con Ignazio Abrignani e Dorina Bianchi): si trovi il modo di intervenire, si faccia un grande progetto di tutela e valorizzazione per un Museo di rilievo internazionale oggi costretto a restare chiuso.