La rinascita di Kiev con Mariangela Rossi

Mariangela Rossi e la rinascita di Kiev. Una giornalista italiana alle prese con un conflitto che drammaticamente ogni giorno ci fa riflettere sulla dura condizione umana. Ma anche un messaggio di speranza, di rinascita. Una moderna catarsi che ha le sembianze e la guida morale ed intellettuale di una giovane ragazza bionda di nome Anastasia.

L’abbraccio di Kiev scritto da Mariangela Rossi per la collana i Solferini non è solo una testimonianza diretta, vissuta sul campo, di un paese vasto, complesso, come l’Ucraina. Una testimonianza da quel Donbass da cui arrivano ogni momento drammatiche immagini di combattimenti e distruzione. Ma è un messaggio chiaro. Un invito a coltivare la speranza. Anzi la certezza, che come testimonia Anastasia, ci sia un futuro importante.

Il volume si legge d’un fiato. Avvincente, a tratti onirico, in presa diretta sulla coscienza di una coppia che cerca il futuro nel Donbass e questo futuro, tanti anni fa, si chiama appunto Anastasia. Una bella e vivace bambina ucraina adottata da Mariangela e suo marito, dopo tante peripezie nella Ucraina profonda. L’Ucraina degli orfanatrofi. Luoghi di speranza per tutti: bambini  e adulti.

Ma oggi l’orfanatrofio di Anastasia è distrutto sotto i colpi di una artiglieria che non fa distinzione tra persone, valori, storie. Con Mariangela e con Anastasia quell’orfanatrofio rinasce come monumento imperituro a quella voglia di vivere che è la linfa vitale dell’infanzia.

Insieme a Kiev ci abbracciano i ricordi di Mariangela, puntuali e ricchi di impressioni, lungo il peregrinare nell’Ucraina di più di dieci anni fa, ma con continui rimandi alla realtà di questi giorni. Rivediamo con Mariangela strade, villaggi, persone che hanno contrassegnato il percorso per arrivare da Anastasia. E con lei oggi, protagonista dell’Abbraccio di Kiev, riviviamo la tragedia di un popolo e di un intero Continente attraverso gli occhi consapevoli di una giovane che sa che ci sarà un futuro importante, nonostante tutto.

Il racconto in effetti non si chiude. Quello di Kiev, l’abbraccio, è solo l’inizio di una storia che si proietta molto in avanti. Una storia che cattura i nostri sentimenti, li scuote fino a farci domandare quale sia il senso del tempo, della storia, e dell’essere. Ma sappiamo. Siamo finalmente consapevoli. Che stiamo rinascendo. Negli occhi di Anastasia e nel sorriso di Mariangela.