Solo manager di grande qualità per dirigere Fondazione Ravello

La Fondazione Ravello ha vissuto un momento di difficoltà, si è dimesso nelle passate settimane il presidente, Domenico De Masi, dopo un difficile rapporto con il segretario generale Secondo Amalfitano. Ora la Fondazione ha un nuovo vertice guidato da Sebastiano Maffettone e si è aperta la ricerca del nuovo segretario generale e del direttore artistico. Ravello oggi è sotto i riflettori del mondo. Dopo le polemiche di questi mesi ci vuole una gestione di alto profilo, di grande esperienza. Inutile dire che sulla Fondazione Ravello l’Italia  intera si gioca la faccia, vista la notorietà nel mondo della cittadina arroccata sulla Costa di Amalfi e visti i frequentatori dell’attività culturale promossa dalla  Fondazione. E’ ora di voltare pagina. Servono persone esperte di cultura e di turismo, di organizzazione eventi e di promozione di iniziative di altissimo livello. Basta con beghe e nepotismi. Il nuovo management sarà un banco di prova importante per la credibilità della Fondazione e per l’immagine del Paese.

  • Claudia Moretti |

    Buongiorno a lei, Sig. Chierchia.
    Onestamente non capisco perché caldeggi con tanta urgenza e convinzione un rinnovamento, che sarebbe legittimo solo laddove i risultati del recente, e ormai consolidato, passato fossero stati deludenti.
    La Fondazione Ravello gode oggi, nella sua interezza (Villa Rufolo, festival, attività turistico-culturali, gestione economica) di ottima salute, proprio grazie all’operato di quei manager “esperti di cultura e di turismo, di organizzazione eventi e di promozione di iniziative di altissimo livello” che lei auspica arrivino dal cielo, quando son già presenti e operativi sul territorio.
    Unica cosa che ha intaccato il pieno vigore della Fondazione sono invece le velleità di successo e potere di quanti si sono avvicendati in maniera fallimentare negli ultimi mesi, che lei stesso cita. Era davvero necessaria l’elezione di un nuovo presidente che avrebbe poi portato ad un ulteriore commissariamento? Era necessario l’allontanamento di quanti stavano già facendo bene e potevano solo migliorare?
    E’ vero, il mondo sta a guardare ed ha guardato in questi anni l’attività della Fondazione elogiandone un operato frutto di una gestione virtuosa ed impeccabile. Il mondo, appunto…
    Resta invece, in Italia, un atteggiamento assai più preoccupante: quello di chi vuole voltare pagina e guardare al futuro senza uno studio approfondito del passato e del presente, presupposto indispensabile per qualsiasi progetto a medio e lungo termine. Resta l’atteggiamento (mi permetta, approssimativo) di chi riduce la causa delle dimissioni a un “rapporto difficile” quando siamo su un piano lavorativo e non familiare, di chi dice “spazziamo via e ricominciamo” e lo fa senza alcuna concreta motivazione, soprattutto senza tener conto che gli importantissimi risultati raggiunti andavano piuttosto alimentati in un’ottica di continuità e nel solo interesse di una Fondazione i cui manager la credibilità se la sono guadagnati sul campo.

  • Stefano Valanzuolo |

    Egregio Dr. Chierchia, riprovo a scrivere dal momento che il mio primo commento non è stato riportato. Sono il Direttore del Ravello Festival dal 2009 e lo sarò fino al 31 dicembre prossimo (credo ci fosse scritto anche questo sul sito della Fondazione, sua unica fonte di informazione a domicilio). Lei scrive di “nepotismo” e non sa di coinvolgere nelle sue esternazioni una persona che ha lavorato, per il Ravello Festival, con quattro presidenti, un commissario e tre differenti amministrazioni regionali, non tutti e non tutte dello stesso colore. Lei non sa di coinvolgere, nei suoi frettolosi giudizi relativi alla necessità di recuperare “livelli altissimi”, una manifestazione che per sette anni consecutivi, gli ultimi sette, ha incrementato costantemente visibilità, presenze, qualità del prodotto e incassi. Lei non sa, immagino, neppure chi siano stati gli ospiti delle ultime edizioni del Ravello Festival e quale peso abbiano nel panorama culturale e musicale mondiale. Lei non conosce troppe cose sui fatti ma, come pare di capire, è ansioso di esibire la sua conoscenza delle persone, segnatamente di quelle che gestiranno, sicuramente molto bene, la Fondazione Ravello da ora in poi. Ma, in questi casi, è più giusto ricorrere a forme di corrispondenza privata, a mio avviso, evitando di abusare di un mezzo di comunicazione come il web e di una testata giornalistica in maniera tanto colpevolmente sprovveduta. Cordiali saluti. SV

  • Stefano Valanzuolo |

    Egregio Dr. Chierchia,
    poichè fino al 31 dicembre 2015 sono Direttore in carica (per l’ottavo anno) del Ravello Festival (piccole cose che un giornalista dovrebbe almeno far finta di sapere), mi sento chiamato in causa. Ha per caso dato un’occhiata ai programmi delle ultime edizioni del Festival e ai nomi degli ospiti? Ai dati di afflusso e di visibilità mediatica? Non credo, nè credo abbia mai seguito da vicino la manifestazione. Potrebbe rendersi conto – se solo ne avesse gli strumenti culturali per farlo – del livello delle iniziative promosse dalla Fondazione Ravello già da molto tempo. Che non è altissimo, ma di più. Quanto ai livelli raggiunti da Villa Rufolo, rimando alle parole recenti del ministro Franceschini, già ospite del Festival, che credo sia quanto meno più informato di lei. Saluti SV

  • Vincenzo Chierchia |

    Le notizie sono state prese dal sito della Fondazione Ravello il bando per i nuovi manager è pubblico mi spiace che lei abbia incontrato persone non adeguate spero vada meglio in futuro l’auspicio per una conduzione autorevole della Fondazione credo sia valore condiviso eviti auspici a chi non c’entra nulla con le vicende della Fondazione che sono di pubblico dominio

  • secondo amalfitano |

    Non so il sig. Chierchia da dove ha attinto le notizie riportate. So che con la penna gioca con la dignità e la professionalità delle persone come il camorrista con la pistola gioca con la vita dei suoi antagonisti. Si attrezzi a spiegare bene il contenuto del suo articolo, credo proprio che ne avrà bisogno. Auguro ai suoi figli di trovare sulla loro strada persone diverse da quelle che ho incontrato io.

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