Non c’è convegno, seminario e appuntamento sul turismo che non veda ribadito il concetto che l’Italia è la culla mondiale della cultura e che è il Paese leader per siti Unesco patrimonio dell’Umanità. Un primato che è anche in impegno, a mettere in campo capacità manageriali per gestire, proteggere e valorizzare i siti Unesco. Non è solo uno stemma bello da vedere e basta. Essere patrimonio dell’Umanità richiede qualità non comuni a fronte di un riconoscimento così importante. La Cina sta puntando decisamente sulla protezione di siti culturali e ambientali e si appresta a sorpassare l’Italia. Quando? tra questo e il prossimo anno. Nel 2016 non ci sono candidature italiane, l’anno prossimo si vedrà tra Ivrea come città di archeologia industriale, la Sila come parco naturale. Ci saranno sotto i riflettori anche le fortificazioni veneziana che però abbracciano anche stati adriatici i cui territori un tempo erano nell’orbita della Serenissima come Croazia e Montenegro, con mura e fortezze. Un progetto molto vasto che in alcuni casi si inserisce in aree già patrimonio Unesco. La Cina intanto prepara una raffica di richieste e il sorpasso è imminente. Cosa si dirà allora nei convegni sul turismo? Ennesimo primato perduto? Colpa nostra? Il punto vero è che non siamo stati capaci di mettere in campo un modello di gestione dei siti che fosse la meraviglia del mondo, come si dice a Napoli. Le classifiche non contano, si ripete. E’ vero però qualcosa fanno. Dovrebbero essere un motivo di responsabilità. In Italia invece c’è qualcosa che scricchiola. A Vicenza, ad esempio, temono gli accertamenti Unesco per gli investimenti in infrastrutture nell’area della città palladiana. A Torino lo sviluppo dei progetti per il polo della Cavallerizza ha suscitato più di un polverone. Vogliamo ricordare Napoli e il centro storico? Decine di milioni non spesi e la Napoli multisecolare resta in affanno. Pompei, Stabia, Ercolano e Torre Annunziata-Oplonti? I dubbi ci sono. E le spettacolari Dolomiti? Più di un progetto di investimento e sviluppo fa discutere. E che dire di Crespi d’Adda? Il tavolo gruppo Percassi, Regione Lombardia ed enti locali va avanti ma con quante difficoltà? E che dire di Venezia? Chissà cosa pensano all’Unesco. Gran plauso per i caschi blu della cultura, Italia protagonista, sì, ma forse dobbiamo ancora dimostrarlo appieno.
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